Così la presidente del Consiglio che inscenava in favore di telecamera azioni da Robin Hood all’amatriciana al distributore di benzina alza le accise

Tre miliardi e cento milioni da recuperare allineando le accise del diesel a quelle della benzina. Alla fine Giorgia Meloni ha dovuto cedere alle pressioni del suo ministro Giancarlo Giorgetti di fronte a una realtà che non si può piegare con l’abituale propaganda: servono soldi.

Così la presidente del Consiglio che inscenava in favore di telecamera azioni da Robin Hood all’amatriciana al distributore di benzina dicendosi «convinta che prima o poi riusciremo a fare un taglio strutturale delle accise» è costretta ad alzarle. Parimenti il ministro Salvini si rimangia «il taglio alle accise» che ripetutamente prometteva come nuovo contratto con gli italiani. 

Tre miliardi e cento milioni di euro che verrano scuciti dalle tasche degli automobilisti italiani con una nuova tassa infilata tra le pieghe. Eppure gli automobilisti con motore diesel sono i tipi perfetti per sostenere questo governo: sono quelli che esultano ogni volta che un’esponente della maggioranza si sollazza negando il cambiamento climatico, sono coloro che restano appesi alle braghe del ministro Urso quando fa la voce grossa a Bruxelles per rivendicare il diritto di inquinare con un bel motore scoreggiante, 

Quindi non solo il governo smentisce se stesso affidandosi a un fastidioso balzello com’è sempre accaduto fin qui, colpisce anche un motore che aveva elevato a simbolo dell’opposizione alla transizione ecologica, quasi un vessillo. 

Con questi non ci si può sentire al sicuro nemmeno abbracciandone le più strampalate teorie.