Fin dove può spingersi un ministro con le parole senza essere accusato di odio razziale?
Salvini Matteo, ministro e vicepresidente del Consiglio, sotto processo per sequestro di persona: “Se qualcuno di questi dodici domani commettesse un reato, rapinasse, stuprasse, uccidesse qualcuno, chi ne paga le conseguenze? Il magistrato che li ha riportati in Italia?” Parla di 12 persone migranti fuggite dalla miseria dei loro Paesi d’origine, per salvarsi e dare una speranza di vita a se stessi e alle loro famiglie.
Parla di persone che chiedono asilo in forza dell’art. 10 della Costituzione italiana.Salvini, invece, non può fuggire dalla miseria morale che lo attanaglia: ne è prigioniero, perché ha scelto come arma di distrazione di massa chi non può difendersi e lo fa da anni.
L’ultimo capro issato sul suo altare sono gli indifesi trofei umani del cinico proibizionismo migratorio esibiti su una nave da guerra che li deportava, invece di accoglierli subito nel più vicino porto sicuro, come impone il diritto del mare e il diritto umanitario. Il capro espiatorio straniero e quindi disumanizzato, autentico capro sacrificato per espiare il peccato originale di una politica che si fa barbarie. E poi l’obbrobrio di additare il migrante come portatore malsano di pericoli e insicurezza: la persona migrante potenziale omicida, rapinatore, stupratore.
Potrebbe configurarsi, nelle parole inascoltabili del ministro, propaganda o istigazione all’odio razziale?
Dopo avere limitato la libertà personale dei migranti salvati dalla Open Arms, costringendoli per settimane a rimanere a bordo in condizioni insopportabili, ora il ministro Salvini Matteo sembra sfidare, con le sue parole infuocate, l’art. 604 bis del codice penale, che punisce chi propaganda idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale.Fin dove può spingersi la parola di un ministro? La sua libertà di parola è illimitata? La forza e persino la violenza con cui viene diffusa – praticamente a reti unificate e in assenza di contraddittorio – sono compatibili con le regole di una democrazia liberale? L’usbergo della legittima critica politica può coprire proprio tutto, persino la criminalizzazione di una categoria di persone in quanto tale (i migranti e i richiedenti asilo), senza conseguenze? L’equazione migrante uguale criminale non può passare e soprattutto non può passare dalla bocca di un ministro che ha giurato fedeltà alla Costituzione della Repubblica.
Le parole d’odio pronunciate dal ministro, poi, debordano sino a travolgere con un’onda melmosa la magistratura che applica il diritto.
Anche questo può avvenire con la malintesa impunità che il ruolo pubblico gli ha sinora assicurato o proprio perché titolare di una funzione pubblica le sue parole d’odio finiscono per alimentare quel clima che ha già giustificato l’assegnazione della scorta ad alcuni magistrati?Altri esponenti del governo parlano di sentenze abnormi ma fuori dalla norma sono loro, che non rispettano nemmeno la più antica delle leggi, quella del mare, narrata da Omero nell’Odissea prima di essere scritta nei testi giuridici: si salvi il naufrago e lo si conduca nel porto sicuro più vicino.E allora miserabili non sono i poveri migranti ma i titolari della macelleria politica che ne fa brandelli per una propaganda miserabile.
Parla di persone che chiedono asilo in forza dell’art. 10 della Costituzione italiana.Salvini, invece, non può fuggire dalla miseria morale che lo attanaglia: ne è prigioniero, perché ha scelto come arma di distrazione di massa chi non può difendersi e lo fa da anni.
L’ultimo capro issato sul suo altare sono gli indifesi trofei umani del cinico proibizionismo migratorio esibiti su una nave da guerra che li deportava, invece di accoglierli subito nel più vicino porto sicuro, come impone il diritto del mare e il diritto umanitario. Il capro espiatorio straniero e quindi disumanizzato, autentico capro sacrificato per espiare il peccato originale di una politica che si fa barbarie. E poi l’obbrobrio di additare il migrante come portatore malsano di pericoli e insicurezza: la persona migrante potenziale omicida, rapinatore, stupratore.
Potrebbe configurarsi, nelle parole inascoltabili del ministro, propaganda o istigazione all’odio razziale?
Dopo avere limitato la libertà personale dei migranti salvati dalla Open Arms, costringendoli per settimane a rimanere a bordo in condizioni insopportabili, ora il ministro Salvini Matteo sembra sfidare, con le sue parole infuocate, l’art. 604 bis del codice penale, che punisce chi propaganda idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale.Fin dove può spingersi la parola di un ministro? La sua libertà di parola è illimitata? La forza e persino la violenza con cui viene diffusa – praticamente a reti unificate e in assenza di contraddittorio – sono compatibili con le regole di una democrazia liberale? L’usbergo della legittima critica politica può coprire proprio tutto, persino la criminalizzazione di una categoria di persone in quanto tale (i migranti e i richiedenti asilo), senza conseguenze? L’equazione migrante uguale criminale non può passare e soprattutto non può passare dalla bocca di un ministro che ha giurato fedeltà alla Costituzione della Repubblica.
Le parole d’odio pronunciate dal ministro, poi, debordano sino a travolgere con un’onda melmosa la magistratura che applica il diritto.
Anche questo può avvenire con la malintesa impunità che il ruolo pubblico gli ha sinora assicurato o proprio perché titolare di una funzione pubblica le sue parole d’odio finiscono per alimentare quel clima che ha già giustificato l’assegnazione della scorta ad alcuni magistrati?Altri esponenti del governo parlano di sentenze abnormi ma fuori dalla norma sono loro, che non rispettano nemmeno la più antica delle leggi, quella del mare, narrata da Omero nell’Odissea prima di essere scritta nei testi giuridici: si salvi il naufrago e lo si conduca nel porto sicuro più vicino.E allora miserabili non sono i poveri migranti ma i titolari della macelleria politica che ne fa brandelli per una propaganda miserabile.
L’autore: Andrea Maestri è avvocato e attivista per i diritti umani. Per i tipi di Left ha scritto il libro “Il penultimo respiro di Gaza”