Si parla molto e giustamente della violenza fisica che le donne troppo spesso subiscono. Ma non abbastanza di quella psicologica. Qualche riflessione in vista del 25 novembre e non solo
A proposito di violenza contro le donne, consideriamo quella culturale, che diventa psicologica (che è alla base di tutte le altre forme e le giustifica). Agli Stati generali della natalità il 10 maggio 2024 abbiamo sentito il Papa che equiparava «La fabbrica delle armi e quella dei contraccettivi» in quanto «Le une tolgono la vita, le altre ne impediscono l’inizio». Lo ha detto mentre è in corso un massacro di civili inermi in guerre. Affermazione violentissima in particolare verso gli adolescenti che potrebbero sperimentare con un altro/a una sessualità che non è la meccanica dei corpi ma è ricerca continua di vivere insieme la corporeità e gli affetti, le emozioni; che è gioco, crescita e ricerca. Non ci sono state reazioni particolari. Sembra normale e condivisibile colpevolizzare questa ricerca fisiologica e auspicabile, per opprimere con l’angoscia continua di una gravidanza per cui non si è ancora preparate/i, che dovrebbe essere invece l’espressione di una maturazione almeno personale. Angoscia di una colpa e aspettativa di una punizione. Ma l’affermazione è nel solco di una lunga tradizione della dottrina cattolica che ha sempre mirato al controllo della sessualità e delle donne, servendosi di dogmi costruiti nel tempo come il peccato originale trasmesso di generazione in generazione e connesso alla sessualità e la perenne verginità di Maria. Basta leggere il recente interessantissimo e ricco libro di Tino Testa Acuto mise un grido. La visione dell’infanzia: dal mito greco ai padri della Chiesa (Aracne 2024) per rendersi conto di quali radici abbia l’influenza del pensiero religioso che permea la nostra cultura sulla considerazione dell’infanzia e delle donne. Nel III secolo Tertulliano dopo una vita dissoluta ed un periodo di ascetismo, ci affibbia l’epiteto di «porta del diavolo» e ricorda che la donna è pericolosa qualunque ruolo abbia, quando diventa consapevole di essere donna. Da allora donna, seduzione, tentazione, sesso e peccato vanno insieme. C’è chi si evira per scampare il pericolo (Origene di Alessandria). Per Ambrogio nell’ignominioso miscuglio di sostanze proprio della nascita o del concepimento c’è il segno del peccato in cui tutti nasciamo e: «Nella colpa sono stato generato, nel peccato mi ha concepito mia madre»! Ecco giusto per rimarcare chi è la vera colpevole! E così via, fino ai giorni nostri. Ancora oggi il catechismo aggiornato da Wojtyla nel 1992 (vedi M. Mantello Sesso chiesa streghe Fefé 2022) recita: «Ogni battezzato è chiamato alla castità… Il piacere sessuale è moralmente disordinato quando è ricercato per sé stesso, al di fuori delle finalità di procreazione e di unione». Ecco il punto.

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