Il governo Bayrou è l’ultimo, patetico atto di un teatro politico che non incanta più nessuno. Nato per sopravvivere e non per governare, l’esecutivo porta la firma indelebile di Emmanuel Macron, ormai intrappolato nella sua stessa arroganza. Macron ha scelto la strada più comoda: non una soluzione, ma un maquillage politico, affidando la Francia a François Bayrou, volto già consumato, incapace di raccogliere una sfida che richiede coraggio e visione.
È un governo senza maggioranza e senza idee, pensato per durare qualche mese, non per risolvere le profonde fratture sociali ed economiche del Paese. La destra del Rassemblement National e la sinistra del Nuovo Fronte Popolare, forti della maggioranza parlamentare, hanno già preparato il terreno per bloccare ogni proposta. Eppure, la vera opposizione a Bayrou non è in Parlamento: è nelle piazze, nei quartieri dimenticati, in una Francia che si sente abbandonata.
Macron, al suo secondo mandato, si rivela incapace di evolvere. Prometteva riforme strutturali, ma si è ridotto a difendere un centrismo vuoto, che ormai non rappresenta nessuno. Il governo Bayrou non è solo un fallimento annunciato: è il riflesso della crisi di una presidenza che non ha più nulla da offrire.
Quando il presidente francese convocò nuove elezioni usando la sinistra per sconfiggere la destra e poi virare a destra per un governo contro i voti presi a sinistra alcuni lo chiamarono “capolavoro politico”. Il capolavoro oggi è l’agonia politica organizzata per tirare a campare. Eccolo il riformismo: trasformismo sempre perdente.
In foto:La deputata Mathilde Panot (La France insoumise) racconta chi è François Bayrou