Gli scavi presso una sorgente termale in Maremma, una sorta di nicchia ecologica, hanno portato alla luce manufatti lignei tra i più antichi al mondo, utilizzati dai neanderthaliani. Questi oggetti sono esposti per la prima volta in una mostra a Firenze. Ne parlano le curatrici
Articolo scritto in collaborazione con Silvia Florindi, Daniela Puzio, Anna Revedin
Una delle problematiche più attuali e drammatiche che stiamo vivendo a livello planetario riguarda i cambiamenti climatici. Considerando la questione in una prospettiva temporale molto ampia, tuttavia, non è la prima volta che le comunità umane si trovano a fronteggiare modificazioni ambientali rilevanti per la loro stessa sopravvivenza. La storia dell’umanità è occupata per il 99% dal periodo che definiamo preistoria: appare quindi evidente che per comprendere il rapporto con l’ambiente e il clima non sia possibile prescindere da questo lunghissimo e determinante momento delle nostre origini.
Fin dai primordi le comunità umane hanno sviluppato capacità adattative a fronte di criticità ambientali e climatiche, volgendole spesso a proprio vantaggio. In tal senso è emblematico il caso di Poggetti Vecchi, area della Maremma toscana in provincia di Grosseto, dove nel 2012 vengono riportati alla luce reperti straordinari che documentano il modo in cui i nostri predecessori, di fronte a fattori ambientali critici, sono stati capaci di innescare risposte innovative. Oggetti che aspettano da oltre 10 anni una sede espositiva definitiva, e che nell’attesa l’Istituto italiano di preistoria e protostoria (IippI) - polo d’eccellenza per lo studio del più remoto passato dell’umanità che quest’anno celebra i 70 anni dalla fondazione - valorizza con una mostra allestita a Firenze tra il Museo di antropologia e etnologia e il Museo archeologico nazionale, visitabile fino al 12 gennaio dal titolo 170.000 anni fa a Poggetti Vecchi. I Neanderthal e la sfida del clima (www.iipp.it). L’esposizione presenta i risultati della lunga ricerca che ha permesso di svelare una nicchia ecologica dove, 170.000 anni fa, uomini e animali hanno trovato rifugio in un periodo di crisi climatica. L’équipe multidisciplinare coinvolta nel lavoro, composta da studiosi della Soprintendenza, dell’Iipp e di varie università, si è posta come primo obiettivo la ricostruzione del paesaggio e del contesto climatico del luogo durante l’epoca preistorica, determinando che le temperature medie erano più fredde rispetto a quelle attuali, inferiori di circa 6°C. Ci troviamo alle soglie della penultima glaciazione, un periodo in cui il clima si stava progressivamente facendo più aspro.
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