Con la pressione internazionale che aumenta e sempre più Paesi che chiedono che si indaghi sui crimini di guerra commessi a Gaza, i media israeliani hanno pubblicato una guida, pensata per i propri soldati e per chiunque abbia avuto un ruolo diretto o indiretto nelle operazioni di massacro e distruzione nella Striscia, per eludere la giustizia internazionale quando si trovano a viaggiare all’estero. Si tratta di una guida al crimine perfetto, confezionata ad arte per depistare le indagini internazionali. I media israeliani, da sempre al servizio del potere, ci offrono una dimostrazione lampante di come la propaganda possa essere utilizzata per nascondere la verità e proteggere i colpevoli. Un manuale che trasforma i soldati in burattini, addestrati a mentire e a manipolare la realtà.
Il sito israeliano Ynet, in un articolo apparentemente innocuo intitolato “Ecco come comportarsi se si viene arrestati all’estero”, ha di fatto pubblicato un vero e proprio manuale di occultamento per i propri soldati. Dietro la facciata di una semplice guida per viaggiatori, si nasconde un tutorial dettagliato su come cancellare tracce, evitare interrogatori e, in definitiva, sfuggire alla giustizia.
Le indicazioni fornite da Ynet, che si avvale del prezioso contributo di Nick Kaufman, un avvocato della Corte Penale Internazionale, non lasciano spazio a dubbi, l’obiettivo è quello di proteggere i militari da potenziali accuse, anche quelle più gravi. Un vero e proprio manuale di sopravvivenza legale, che trasforma i soldati da presunti difensori della patria in potenziali criminali in fuga.
È inquietante notare come un’istituzione internazionale come la Corte Penale Internazionale venga citata in un documento che sembra volerla eludere. L’avvocato Kaufman, pur agendo nell’ambito della legalità, fornisce consigli che, se messi in pratica, potrebbero contribuire all’impunità di chi ha commesso crimini di guerra.
La guida avverte esplicitamente i soldati di non pubblicare foto o video legati al loro servizio militare, specialmente immagini che mostrano edifici distrutti o momenti di festa intrisi di violenza e canti razzisti. Anche un contenuto apparentemente innocuo può essere utilizzato come prova di crimini di guerra. È una lezione di silenzio e cancellazione, che risuona come un invito a rendersi invisibili davanti alla crescente ondata di richieste di giustizia. Inoltre, l’avvertimento di possibili arresti anche in Paesi amici come il Regno Unito, la Francia e la Spagna, e la decisione di non assicurare più i soldati contro i rischi legati a crimini internazionali, sono la spia di una consapevolezza diffusa che vede le azioni israeliane a Gaza in modo così grave da dover essere perseguite in tutto il mondo.
La pubblicazione del manuale da parte di Ynet non è un episodio isolato, rientra in una strategia governativa volta a proteggere i propri militari da eventuali responsabilità penali internazionali. Come rivelato da Haaretz, il governo israeliano ha messo in atto una complessa rete di assistenza legale, coordinandosi con studi legali in diversi Paesi e istituendo una task force ad hoc.
Questa task force, composta da rappresentanti del Ministero degli Esteri, del Consiglio per la Sicurezza Nazionale e dell’agenzia di intelligence Shin Bet, ha il compito di monitorare costantemente la situazione internazionale, individuare potenziali rischi legali per i militari israeliani e fornire loro assistenza legale immediata. In pratica, si tratta di una sorta di “scudo protettivo” che ha l’obiettivo di prevenire arresti e incriminazioni per i soldati coinvolti nelle operazioni a Gaza.
Un recente caso esemplare che ha visto coinvolto un soldato israeliano in Brasile cristallizza le dinamiche più inquietanti di questa vicenda. Denunciato per crimini di guerra dalla Hind Rajab Foundation (HRF), un’organizzazione internazionale per i diritti umani, il militare si è trovato al centro di un’indagine giudiziaria in un Paese straniero.
La reazione immediata e determinata del governo israeliano, che ha agevolato la fuga del soldato, genera interrogativi inquietanti sulla sua volontà di garantire l’impunità ai propri cittadini, anche a costo di violare le leggi internazionali. L’accusa dell’HRF di ostacolo alla giustizia e di distruzione di prove compromette seriamente l’operato di Israele, confermando i sospetti di coloro che denunciano una consolidata protezione dei responsabili di crimini di guerra.
L’episodio in questione rappresenta l’ultimo anello di una catena di eventi che si protrae da tempo. Nell’ottobre del 2024, l’HRF presentò alla Corte Penale Internazionale una denuncia di portata storica, incriminando mille soldati israeliani per una vasta gamma di crimini internazionali come crimini di guerra, crimini contro l’umanità e il drammatico reato di genocidio, commessi nella striscia di Gaza. Le accuse non lasciano spazio a dubbi. I soldati israeliani vengono indicati come responsabili di distruzione di infrastrutture civili, saccheggi, blocchi disumani, attacchi diretti contro i civili. Azioni che violano palesemente il diritto internazionale e che trasformano Gaza in un teatro di orrori
La documentazione allegata alla denuncia è di una mole impressionante e vede oltre ottomila prove, sottoposte a rigorosi processi di verifica, tra cui materiale video, registrazioni audio, analisi forensi e un’attenta disamina dei contenuti pubblicati sui social media. Tra gli individui incriminati figurano non solo soldati di nazionalità israeliana, ma anche militari con doppia cittadinanza – americani, francesi, canadesi – e alti ufficiali, presumibilmente coinvolti nella pianificazione strategica delle operazioni.
Tutto ciò dovrebbe farci capire facilmente che chi ha scritto, approvato e diffuso questa guida è complice di un crimine. Si tratta un vademecum per chi ha le mani insanguinate. Dietro ognuna delle sue parole asettiche si cela un’ideologia criminale, un sistema che produce assassini e poi li istruisce su come nascondersi. È un’apologia dell’impunità, un insulto alla memoria delle vittime.
L’autore: Andrea Umbrello è direttore editoriale & Founder di Ultimavoce