Con poca vergogna il nostro governo ha scovato un presunto vizio procedurale e ha rilasciato il torturatore libico Almastri spolverandogli il colletto e porgendo tante scuse

La promessa di stanare i “gli scafisti in tutto l’orbe terraqueo” pronunciata con ardenti occhi sgranati dalla presidente del Consiglio a marzo del 2023 non sta andando benissimo. Al momento risultano arrestati come scafisti alcuni poveri disperati a cui è stato affidato il timone durante l’ultimo miglio, mentre gli scafisti veri erano già sulla via di ritorno per la Libia e per la Tunisia.

Era certamente molto vicino ai trafficanti – quelli veri – il torturatore libico Najeem Osema Almasri Habish, detto Almastri, che domenica era stato arrestato a Torino dopo aver assistito alla partita tra Juventus e Milan. Mica per niente su di lui pende un mandato di arresto internazionale della Corte penale internazionale.

Avrebbe potuto essere un bel colpo. Meloni avrebbe potuto benissimo organizzare una delle sue conferenze stampa dove è vietato fare troppe domande a colei che conferisce. Ma alla Corte dell’Aia temevano da subito che l’Italia avrebbe trovato un inghippo per liberare Almastri, troppo utile al nostro governo per fare il lavoro sporco in Libia.

Così è stato. Con poca vergogna il nostro governo ha scovato un presunto vizio procedurale e ha rilasciato il torturatore spolverandogli il colletto e porgendo tante scuse. Dopodiché ha pensato bene di mettere a disposizione un volo di Stato per riaccompagnarlo a Tripoli dove era atteso da una folla festante e fuochi d’artificio.

Riaccompagnare a casa “gli scafisti in tutto l’orbe terraqueo” è l’ultimo stadio dei sovranisti servi di decine di padroni.

Buon mercoledì.

La presidente Meloni a Bengasi, 7 maggio 2024