Albese, chimico, farmacista ed erborista di professione, ma anche archeologo, produttore di caramelle, partigiano, politico. Artista infine: una vocazione tardiva, arrivata allo scoccare dei cinquant’anni, portata avanti con il furore dell’autodidatta, con il raziocinio del militante, con la profondità dell’uomo di pensiero. Una stagione intensa e breve, prematuramente interrotta dalla morte. Parliamo naturalmente di Pinot Gallizio (1902-1964), alfiere di una stagione formidabile e irripetibile del Piemonte e dell’Italia, che si era definitivamente lasciata la guerra alle spalle e che occupava il centro nel panorama culturale europeo.
Alla singolare figura di Gallizio la Fondazione Giorgio Amendola (via Tollegno 52, Torino) dedica, unitamente al Comune di Torre Pellice e alla Civica Galleria Filippo Scroppo, la mostra dal titolo “Dagli esordi alla pittura industriale 1955-1958”. L’esposizione, organizzata in collaborazione con l’Archivio Gallizio di Torino con la partecipazione di collezionisti privati e della Galleria del Ponte di Torino, si può visitare a ingresso gratuito fino a fine febbraio.
Il quadriennio riportato nel titolo è la finestra temporale scelta dal curatore Luca Motto; ristretta ma assai significativa la selezione delle opere, a partire da “Antiluna”, 7 metri lineari (ma erano 9 in origine, nel 1957) che della “pittura industriale” rappresentano appunto la fase aurorale, il lavoro primigenio. L’opera è parte della collezione civica d’arte contemporanea del Comune di Torre Pellice.

Orari: dal lunedì al venerdì 9.30-12.30 e 15.30-19.00, sabato 9.30-12.30.
Informazioni: 011.2482970.
in foto il pittore Pinot Gallizio. Sopra alcune sue opere Courtesy Fondazione Giorgio Amendola
L’autore: Andrea Donna è giornalista





