Ecco perché Il Criptogate argentino - con il presidente che specula e trascina nel baratro i cittadini che si sono fidati di lui - è una vicenda che deve interessare anche noi italiani

Una foto di giovedì scorso a Washington ritrae Javier Milei e il suo idolo Elon Musk che brandisce una motosega color oro. E’ un regalo del presidente dell’Argentina Javier Milei al magnate sudamericano, in occasione di un suo viaggio negli Usa di particolare rilevanza: c’è in programma un incontro con la direttrice esecutiva dell’Fmi, Kristalina Georgieva, per accordarsi su un nuovo piano finanziario. Tutto normale, eccessi a parte, se Javier Milei non fosse coinvolto nella cripto-truffa che si è consumata la notte di San Valentino, per cui le opposizioni chiedono l’impeachment, mentre diversi studi di diritto internazionale si preparano ad azioni legali contro il presidente. Nella vicenda che segue non si parla solo di un uomo privo di senso delle istituzioni che dovrebbe rappresentare, anche da un punto di vista etico, ma di un inquietante alleanza tra destra sovranista e tecno-capitalismo che mette in pericolo tutti noi.

La sera del 14 febbraio, a San Valentino, Javier Milei posta su X e Instagram un messaggio di lancio della criptovaluta $LIBRA – token disponibile solo sulla piattaforma blockchain Solana – con un chiaro sostegno a un progetto privato, Viva la Libertad, per “incoraggiare la crescita dell’economia, finanziando le imprese e le start up argentine”. Grazie al suo sostegno, la moneta in poco tempo schizza da 0,000001 a 5,76 dollari. Tuttavia, con il passare delle ore, l’entusiasmo iniziale si trasforma in una catastrofe finanziaria, con il prezzo di $LIBRA che crolla di oltre il 90%. Secondo le stime degli esperti, sono 40mila le persone che hanno investito e perso un totale di 90 milioni di dollari circa.

Nel bel mezzo del crollo, e in odore di truffa, diversi follower cominciano a far circolare la voce che il profilo del “Loco” Milei è stato hackerato. Il presidente si rende conto della gravità della situazione, cancella il post e per rimediare, la mattina del giorno seguente, ne pubblica un altro. Ma la toppa è peggio del buco. Perché oltre a definire i suoi avversari politici «ratti immondi», chiarisce che con questo progetto «non ha alcun legame» e che «non era a conoscenza di tutti i dettagli» dell’operazione. Com’è possibile che un presidente si getti in un’azione così avventata? La verità è che non solo conosceva i dettagli dell’operazione, ma aveva incontrato più volte le persone dietro lo sviluppo della cripto-moneta: è di pubblico dominio la foto di un incontro del 30 gennaio alla Casa Rosada con il creatore di $LIBRA, lo statunitense e fondatore dell’impresa cripto Kelsier Ventures, Hayden Mark Davis, che con questa operazione speculativa si è portato a casa oltre 100 milioni di dollari.

Dopo un fine settimana di fuoco, lunedì scorso Javier Milei decide di tornare di nuovo sul caso in un’intervista sul piccolo schermo. Un confronto con un giornalista amico, tutto rigorosamente concordato e registrato, per scongiurare il bello della diretta (che poi sarà diffuso sui social il giorno seguente e creerà ulteriore scandalo). Anche in questo caso, un’altra toppa peggio del buco: davanti alla telecamera, il presidente dell’Argentina prima sostiene che di cripto «non ci capisco» e poi, riferendosi alle persone che hanno perso del denaro nella truffa, afferma che sono «consapevoli del rischio» e che lo hanno fatto «volontariamente». In qualche modo, è «come quando vai al casinò» o giochi «alla roulette russa». Il problema è che la pallottola se la sono beccata le persone, argentini o meno, che hanno deciso di investire nella criptovaluta, proprio perché gli è stato consigliato dal Presidente argentino. Come suggerisce Maximiliano Firtman, giornalista, esperto di IT e del mondo cripto, «senza le pubblicazioni del presidente, la truffa non sarebbe potuta avvenire perché nessuno conosceva la criptovaluta o aveva intenzione di investirci». La verità è che lui non è nuovo a queste vicende: già quando era deputato, aveva pubblicato delle truffe sulle criptovalute, la più famosa delle quali è stata quella di CoinX, per la quale non si è assunto alcuna responsabilità e aveva ammesso di essersi fatto pagare non meno di 10.000 dollari per la pubblicità. A sentir parlare il Presidente, pare di capire che, se c’è qualcuno truffato, è lui. Cioè un uomo che si definisce tecno-fanatico ed esperto di economia e finanza, si è fatto fregare in questo modo. Nel frattempo va a Washington a trattare con i massimi vertici del Fondo Monetario Internazionali per negoziare su nuovi prestiti.

Non sappiamo come andrà a finire questa vicenda a livello giudiziario. Sappiamo però che ha avuto ripercussioni a livello politico: in particolare ha creato delle piccole crepe all’interno del “triangolo di ferro” formato da Milei, sua sorella Karina (suo capo gabinetto) e Santiago Caputo (consigliere personale e architetto della vittoria di Milei). Soprattutto quando il Presidente, durante l’intervista televisiva, ha lasciato intendere che qualcuno ha sbagliato a farlo incontrare con i personaggi legati alla vicenda. Ma se nessun funzionario della Casa Rosada è stato ghigliottinato – come scrive Luciana Vázquez su La Nacion – è «perché si tratta di qualcuno troppo vicino al centro del potere».

Il Criptogate è una vicenda lontana, ma, in qualche modo, riguarda anche noi. Seppur con le dovute distinzione, c’è un filo conduttore che unisce i leader di questa destra sovranista: il delirio di onnipotenza. Il successo alle urne, conferisce sì legittimità politica alla loro azione, ma non gli consente di agire al di sopra dell’etica e della morale. Lo vediamo fare costantemente. Poi incorrono in errori clamorosi, insultano l’avversario e reagiscono goffamente (si scrive Criptogate, ma si può leggere Almasrigate). Un secondo elemento di riflessione riguarda l’alleanza della destra con le big tech e la cripto-finanza. In questo caso la politica, che in teoria dovrebbe controllare e regolare il tecno-capitalismo, gli fa da megafono e facilita la sua azione pervasiva all’interno della società: grazie all’attività promozionale sui social dei politici-influencer, le persone comuni, magari piccoli risparmiatori, maturano l’idea distorta secondo cui investire in questi asset è un modo per ottenere denaro in modo semplice e rapido. Ma come abbiamo visto in questo caso, la realtà nuda e cruda è che i piccoli risparmi, grazie alla speculazione, diventano ottime prede per i pescecani che nuotano nelle acque della finanza.

L’autore: Simone Careddu è giornalista e ricercatore
Foto da video us.gov