Trump non smentisce se stesso e le promesse fatte ai suoi elettori: ha iniziato la sua presidenza con una raffica di iniziative che hanno lasciato sbalordito il mondo, in particolare gli interlocutori europei. Anche se quella di Trump è una modalità sicuramente eccessiva nell’affermare le priorità per gli Usa, come abbiamo già più volte scritto su Left si tratta di un riposizionamento degli Stati Uniti che sta avvenendo ormai da tempo. A 80 anni dalla fine della Seconda guerra mondiale e a 25 anni dall’ingresso della Cina nel Wto, gli Stati Uniti stanno progressivamente perdendo il ruolo di prima potenza economica del mondo. Già adesso la Cina da sola produce circa il 30% della manifattura mondiale, sostanzialmente pari alla manifattura di Usa, Ue e Giappone messi insieme.
Il superamento della Cina sugli Usa in termini di manifattura è in realtà avvenuto ben 15 anni fa, nel 2010. Nei 25 anni dal 2000, la Cina è passata da un Pil di 1.200 miliardi di dollari (ingresso nel Wto) ad un Pil stimato per quest’anno di circa 20mila miliardi di dollari. È una crescita del 12% all’anno per 25 anni. Nello stesso periodo gli Usa sono passati da 10mila a 28mila miliardi di Pil, ossia una crescita del 4,2% l’anno per 25 anni e l’Eu da 9mila miliardi a 19mila miliardi di dollari, ossia una crescita di circa il 3% l’anno.
La crescita impetuosa della Cina ha resistito alle tante crisi che si sono verificate in questi anni: crisi finanziaria del 2008, crisi della Ue nel 2015, pandemia nel 2020, guerra in Ucraina nel 2022. La novità di questi anni, e la grande preoccupazione americana, è che questa crescita non è solo nella manifattura perché ormai da diversi anni la Cina è diventata anche una potenza nell’innovazione, settore che è sempre stato monopolio degli Usa.
Per capire meglio possiamo considerare ad esempio la spesa in ricerca e sviluppo: la Cina è passata dall’1% del Pil nel 2020 al 2,8% del Pil attuale. Considerando la crescita del Pil che è stata di circa 20 volte, è un aumento di spesa di oltre 50 volte in 25 anni ossia un aumento annuale di risorse per la ricerca di oltre il 17% all’anno! Inutile sottolineare la miopia delle classi politiche italiane che hanno invece sempre tagliato i fondi alla ricerca…
Gli effetti di questa crescita di risorse per la ricerca in questo quarto di secolo sono quello che vediamo oggi: la Cina è leader mondiale nella quantità di brevetti registrati (tra il 2015 e il 2020 sono stati il 37% del totale) e nella produzione scientifica (supera Ue e Usa nella produzione di articoli scientifici).
Oltre a questo, nel 2020 la pandemia ci ha fatto realizzare quanto il sistema economico occidentale sia dipendente dalla Cina. Questo ha portato l’Europa e gli Usa a ripensare le catene produttive cercando, laddove possibile, di rendersi più indipendenti dalla produzione cinese. Le azioni che vediamo oggi messe in atto da Trump sono in realtà in perfetta continuità con una volontà, non solo americana, di recuperare questa autonomia nel confronto con la Cina. Per gli Usa è una questione non solo di primato economico ma anche e forse soprattutto di sopravvivenza di un modello politico, sociale e culturale che di fatto è diventato nel dopoguerra il riferimento unico per l’Occidente. Ed è incredibile pensare che noi europei siamo stati accecati per decenni su un sistema che ha enormi contraddizioni. Così accecati che continuiamo a definire gli Stati Uniti come la “più grande democrazia del mondo” e non si capisce se questa grandezza si riferisca al numero degli elettori. In realtà non sono poi così tanti se confrontati per esempio con l’India. Quanto alla struttura dello Stato e al bilanciamento dei poteri – lo abbiamo capito, in questi ultimi giorni in modo evidente – hanno più di qualche problema.
Ecco allora che anche l’Europa non è più strategica per gli Usa e quindi diventa un problema economico. Di conseguenza anche il Medio oriente diventa non più strategico, visto che ormai gli Usa sono autonomi da un punto di vista energetico. Noi europei forse non avevamo ancora realizzato questo allontanamento così netto degli Usa, questo volersi togliere dalle questioni europee non più considerate evidentemente importanti nel confronto con la Cina. L’accelerazione formidabile del riposizionamento strategico Usa porta con sé la necessità per l’Europa di ridefinire se stessa.
Quello che dobbiamo decidere è su quali basi ricostruire o forse meglio costruire la nuova Europa. E io penso che questo possa essere un momento anche per aprire gli occhi e capire che il sistema americano non funziona perché non fa star bene le persone. Per far ciò è bene ripartire proprio da ciò che abbiamo in Europa che invece funziona e fa vivere bene le persone, come per esempio il sistema sanitario pubblico. E qui penso sia importante sottolineare un aspetto: la sanità universale gratuita per tutti non è solo una questione di giustizia sociale o economica (è qualcosa che abbiamo indietro perché paghiamo le tasse) ma è anche e soprattutto un presidio culturale e politico perché definisce un’idea di socialità e di stare insieme, di pensare agli altri come importanti a prescindere da chi sono o cosa fanno.
Se la sanità viene mercificata quello che diventa merce non è (solo) l’attività medica ma è l’essere umano malato cioè l’essere umano nel momento in cui è più fragile, comunicando un’idea di essere umano come oggetto e quindi come tale sostituibile e fungibile (uno vale l’altro), non realmente importante per la collettività. Un’idea di socialità animale in cui vince solo il più forte, quello che riesce a badare a sé stesso e a competere con gli altri. E chi non ce la fa? Dobbiamo fare attenzione al messaggio che passa con una sanità privatizzata.
Per questo è più che fondamentale che sia lo Stato, inteso come espressione di una collettività, a gestire la sanità. Perché questo propone un’idea di singolo essere umano importante a prescindere dall’identità sociale per cui lo Stato si occupa di tutti senza fare alcuna differenza nella malattia del ricco o del povero, del presidente della Repubblica e del fruttivendolo. Ovvero un’idea di essere umano e di collettività che esprime un rapporto di interesse verso il benessere degli altri. È un’idea semplice che si oppone totalmente all’individualismo proposto dalle teorie neoliberiste che ispirano le nuove oligarchie della destra internazionale. Penso che sia soprattutto per questo che le destre vogliono smontare la sanità pubblica: è una questione prima di tutto di pensiero sulla realtà degli esseri umani.
Se noi ripartiamo da queste idee fondamentali, ricostruiamo l’Europa a partire da questi principi cardine di centralità dell’essere umano nella sua interezza di bisogni materiali ed esigenze non materiali, ecco che potremo competere nel mondo non su una base strettamente economica ma sulla base di dare la possibilità a tutti di realizzare se stessi, in accordo con quello che stabilisce l’articolo 3 della nostra Costituzione.
La grande innovazione della Rivoluzione francese, il pensiero nuovo sull’essere umano che diventa forma dello Stato deve evolversi e svilupparsi e comprendere ciò che non era stato pensato in principio come umano perché non razionale. Il discorso è enorme ma intanto iniziamo da una delle più importanti politiche “irrazionali” che abbiamo già: una sanità pubblica, gratuita e di eccellenza per tutti.