Il Report Onu sulla violenza sessuale e di genere usata da Israele come arma di guerra a Gaza dopo il 7 ottobre

L’orrore non si misura solo nel numero di vittime, ma nelle ferite incise sulla dignità umana. Il rapporto intitolato “More than a human can bear: Israel’s systematic use of sexual, reproductive and other forms of gender-based violence since 7 October 2023”, pubblicato il 13 marzo 2025 dalla Commissione d’Inchiesta indipendente delle Nazioni Unite su Israele e i territori occupati denuncia uno schema preciso: la violenza sessuale e di genere come arma di guerra. Oltre la distruzione fisica di Gaza, il documento svela un sistema di oppressione che si accanisce sui corpi delle donne, sulle loro scelte riproduttive, sulla loro stessa esistenza.

Il dossier descrive ospedali materni colpiti, accessi negati alle cure, donne costrette a partorire in condizioni medievali, mentre il cibo e l’acqua vengono usati come strumenti di sottomissione. E poi ci sono i racconti di violenze inflitte come forma di dominio, di umiliazione, di annientamento identitario. Il rapporto documenta casi di stupri, molestie sessuali e altre forme di violenza di genere perpetrate dalle forze di sicurezza israeliane e da coloni nei territori occupati. In particolare, denuncia episodi di violenza sessuale contro uomini e donne palestinesi durante arresti e detenzioni, sottolineando che questi atti sono stati filmati e diffusi come strumento di terrore psicologico. I numeri non sono meri dati: il rapporto documenta oltre 46.000 persone uccise a Gaza, di cui almeno 7.216 donne e un numero imprecisato di persone morte per complicazioni legate alla gravidanza e al parto. Sono la prova di una sistematica violazione del diritto internazionale, che avviene nel silenzio complice di chi dovrebbe garantire la giustizia.

Non si tratta di eccessi, ma di un metodo. Il rapporto afferma chiaramente: “gli attacchi alle strutture sanitarie e il blocco dell’accesso alle cure riproduttive fanno parte di una strategia deliberata di oppressione e controllo della popolazione palestinese”. Un metodo che utilizza la guerra non solo per uccidere, ma per lasciare cicatrici incancellabili su generazioni di palestinesi. Il rapporto lo dice chiaramente: questa non è una serie di episodi isolati, ma un sistema di oppressione consapevole e voluto. Il mondo, ancora una volta, è chiamato a scegliere tra la complicità e la denuncia.

Buon venerdì. 

 

Foto AS