Si vogliono lasciare le popolazioni europee nella più completa insicurezza di fronte alla crisi climatica, mentre si spenderanno centinaia di miliardi per combattere un'invasione irreale da parte della Russia

Un clima bellicista e allarmista veramente fuorviante e pericoloso si diffonde in Europa. Non sono i messaggi social di qualche esaltato, ma disposizioni della commissione europea, cioè chi comanda il vecchio continente. L’ultima pensata è un vero salto di qualità: si invitano le popolazioni a dotarsi di scorte d’acqua e di cibo per affrontare un’eventuale emergenza dovuta ad un’aggressione militare o per fronteggiare un evento estremo causato dal cambio climatico.
Ci informa di tutto ciò un importante quotidiano spagnolo, El Pais.

La sensazione è che si alzi il livello dell’allarme perché la proposta di riarmarsi contro un’eventuale aggressione russa e i relativi 800 miliardi di euro per finanziarla hanno lasciato l’opinione pubblica un poco indifferente se non contraria. Per convincerla il copione è quello di sempre: drammatizzazione della situazione, demonizzazione del nemico, Putin è il nuovo Hitler (qualcuno ricorda quando nel 2003 il governo di George W. Bush invase l’Iraq accusando Saddam Hussein di avere armi di distruzione di massa e non era vero?), e si continua a ripetere che l’Europa non ha la forza militare sufficiente per respingere l’invasore, ora che Trump ha tolto il sostegno militare americano, quindi bisogna riarmarsi comprando dalle aziende che le armi producono, soprattutto dalle aziende statunitensi.

Due considerazioni. La prima riguarda la guerra nel senso che penso che la signora Von der Leyen e capi di Stato come il dimezzato Macron e il defenestrato Scholz che la supportano, pensino che Putin sia un deficiente. Chiedo: se fosse vera la volontà espansionistica della Russia perché mai per attaccarci dovrebbe aspettare che l’Europa si sia armata fino ai denti?

La seconda sui due pericoli di cui si parla: guerra e cambio climatico. La prima è fortunatamente non più di un’ipotesi, il secondo è invece una palpabile realtà che da tempo distrugge interi territori, li sommerge o li desertifica. La differenza fra le due è che per il pericolo ipotetico la Commissione europea vuole spendere in armi 800 miliardi di euro, mentre per quello reale nulla. Fra guerra ipotetica quella con la Russia e guerra reale quella del cambio climatico c’è una sproporzione evidente a favore di quella pensata a tavolino.

Alla base di questo incontrollato clima bellicista c’è l’abbandono della protezione americana. L’ex-amico statunitense vuole imporre a Kiev una pace ingiusta e lascia all’Europa la decisione di far proseguire la guerra per ottenere una pace giusta. Certamente viviamo tempi carichi di incertezza sul futuro che ci attende, ma il pericolo di una invasione russa è poco credibile. Quello del cosacco alle porte, è un gioco molto pericoloso. Sono altre le insidie che le popolazioni stanno vivendo ormai da anni di cui nel passato si parlava molto e poco si faceva, mentre ora se ne parla di sfuggita e si continua a non far nulla.

Mi e vi chiedo se mentre ci prepariamo alla guerra con la Russia esondassero il Po o l’Arno o il Tevere o il Danubio o la Senna? Possibile! Molto più di un’aggressione russa; se arrivassero mesi con temperature insopportabili? Possibile. Se fossimo condannati alla sete? Possibile. Perché per mesi non piove e la siccità prolungata, i fenomeni di deforestazione, l’eccessivo sfruttamento del suolo hanno avviato un processo di desertificazione e poi quando tutto si secca e torna la pioggia le esondazioni diventano catastrofiche; ed ancora se fossimo condannati alla fame? Possibile. Perché i terreni fertili che ora ci forniscono il cibo quando si desertificano diventano aridi e improduttivi; e se fossimo sommersi dai rifiuti velenosi che produciamo? Possibile.
ReArm Europa è un progetto di falsa sicurezza.

Cosa si sta facendo invece per rispondere all’emergenza climatica?
Solo chiacchiere! Non esiste né un progetto di mitigazione né un piano di adattamento. Mi si dirà che non è vero, che per la crisi climatica sono stati stanziati 520 miliardi. Lo si fece per riparare i danni economici e sociali immediati causati dalla pandemia di coronavirus, ideando il NextGenerationUe. È vero come è vero che in quel progetto c’era un’idea di futuro gradevole. I risultati però sono stati pressoché inesistenti: le emissioni climalteranti sono aumentate e l’Europa post Covid non è più verde e più resiliente e adeguata alle sfide presenti e future. Non poteva che essere così perché è stato ostacolato qualsiasi nuovo modello energetico rinnovabile e poco bisognoso di energia, per favorire l’uso del gas, ora addirittura si pensa a un ritorno al nucleare; non si è reso più efficiente il patrimonio abitativo che resta un colabrodo in termini di consumo energetico; i trasporti sono rimasti quelli di sempre con molte emissioni, poca efficienza, troppi ritardi, nessuna soluzione per i pendolari, con il rifiuto di adempiere al superamento del parco auto a benzina e diesel. Si potrebbe continuare.

È ipocrita e falso sostenere che la lotta per il governo del clima può proseguire insieme alla decisione di riarmarsi: sul riarmo c’è la volontà politica di procedere e gli 800 miliardi per riarmarsi potranno essere recuperati dai fondi per la Coesione, attingendo cioè a risorse reali e già stanziate, una via preferenziale e pericolosa. Al contrario la lotta per il governo del clima appare sempre più fuori dall’agenda politica e senza finanziamenti. La situazione in cui siamo è ben riassunta dal celebre slogan che Sandro Pertini, uno dei presidenti della repubblica più amato dagli italiani, ripeteva continuamente – «svuotate gli arsenali, riempite i granai» – e che ora è completamente ribaltato. L’Europa è un continente in decadenza, con una classe dirigente mediocre che parla a sproposito di valori europei, da tempo evaporati, un continente che si compiace nel parlare di diritto internazionale e diritto umanitario e poi pratica l’indifferenza per il genocidio dei palestinesi.

Il risultato è che si lasceranno le popolazioni europee nella più completa insicurezza di fronte alla crisi climatica mentre si spenderanno tanti soldi per combattere un’invasione immaginaria. Si scambiano lucciole per lanterne in un gioco che serve solo agli interessi dell’industria militare.