Vivere e morire nella «consapevolezza di essere nel giusto». Storia di Luigi Capriolo, un antifascista “storico” che divenne partigiano e fu ucciso vigliaccamente dai nazifascisti

L'8 settembre 1943 Luigi Capriolo sta per compiere 41 anni, ne ha trascorsi otto in carcere e tre al confino. Nel maggio del 1927 il tribunale speciale fascista lo condanna a 7 anni e 6 mesi per appartenenza al partito comunista, offese al capo del governo e diffusione di stampa clandestina: inizia così una prima trafila detentiva che lo porta dal penitenziario di Nisida a quelli di Viterbo e di Civitavecchia. Esce per l’amnistia del decennale del regime nel novembre del 1932, ma esattamente due anni dopo, novembre 1934, il tribunale speciale gli infligge una nuova condanna: 7 anni per propaganda comunista. Grazie al condono per la nascita della principessa Maria Pia di Savoia, nel marzo 1937 Capriolo ottiene la liberazione condizionale, ma è immediatamente inviato al confino a Ventotene perché «elemento pericoloso e irriducibile avversario del Regime». Liberato dal confino nel febbraio del 1939, si dedica subito a Torino alla tessitura clandestina di una rete antifascista che, da Borgo San Paolo dove vive, si irradia in tutta la città e giunge sino a Barge, ai piedi del Montoso, nell’alta valle del Po.

Capriolo è un riferimento importante per i giovani artigiani e operai e per figure di spicco dell’impegno politico e culturale antifascista: Giovanni Guaita, Ludovico Geymonat, Antonio Giolitti, Piero Martinetti, Norberto Bobbio, Paolo Cinanni, Riccardo Peretti Griva. E lo è pure per Amerigo Clocchiatti e Angelo Leris, i funzionari del Pci che nel novembre del 1942 giungono a Torino con l’incarico di rimettere in piedi l’organizzazione del partito. Alla caduta di Mussolini Capriolo sale sulla scena principale dell’antifascismo torinese come il simbolo vivente della coerenza e del rigore dell’antifascismo mai domato dalla violenza e dalla repressione del regime.

Questo articolo è riservato agli abbonati

Per continuare la lettura dell'articolo abbonati alla rivista
Se sei già abbonato effettua il login