L’incendio divampa e Lui affina lo swing. Le borse bruciano, i fondi pensione evaporano, gli economisti scappano in diretta tv, ma Donald Trump si ritira nei suoi fairway sauditi come un autocrate da operetta convinto che basti un colpo di driver per spegnere le fiamme. Gli Stati Uniti sono a un passo dalla recessione, lo scrive persino il Wall Street Journal, eppure l’unica breaking news dalla Casa Bianca è la vittoria del presidente a un torneo di golf.
Anche i padroni del capitale — quelli che l’hanno incoronato — ora si lamentano. Jamie Dimon, Elon Musk, Larry Fink, Bill Ackman: miliardari che invocano razionalità, come se non avessero finanziato l’irrazionale. Piangono sul fuoco che hanno acceso. Ma Paul Krugman li inchioda: “Chi ha messo al comando questi malevoli pagliacci?”
Nel frattempo Trump affila le leggi speciali. Il 20 aprile potrebbe invocare l’Insurrection Act, la legge marziale. Non per un’emergenza, ma per difendersi dalla democrazia. È l’America delle borse che crollano e della polizia in assetto da guerra. È il capitalismo che ha fatto il giro completo: prima lo show, poi l’autocombustione.
Nerone suonava la lira mentre Roma bruciava. Trump gioca a golf. Ma stavolta, a bruciare, è il mondo.
Buon martedì.