Un decreto che scavalca il Parlamento, ignora la Costituzione e criminalizza la marginalità sociale. Così si presenta il nuovo decreto Sicurezza, scritto con l’inchiostro dell’emergenza ma senza l’urgenza dei fatti. Bastano trentasei ore e una manciata di righe dell’Associazione nazionale magistrati per svelarne la natura: 14 nuovi reati, 9 aggravamenti di pena, e nessuna soluzione.
Nel nome dell’ordine pubblico si colpisce chi occupa case, chi resiste in modo non violento, chi lavora con la canapa legale. Si costruisce un diritto penale simbolico che inasprisce senza distinguere. L’occupazione abusiva di un alloggio viene trattata come un omicidio sul lavoro. Le carceri scoppiano, ma si aggiungono nuovi reati e si restringono i benefici penitenziari, persino per le donne incinte.
Mentre Piantedosi promette altre misure, chi lavora nella legalità – come i commercianti di cannabis light – viene abbandonato nel vuoto normativo. Pagano tasse su merce che da un giorno all’altro diventa illegale. E il dissenso? Equiparato alla devianza. La disobbedienza civile evocata da Franco Corleone è una risposta necessaria a uno Stato che preferisce reprimere piuttosto che governare.
Perché quando si governa con la paura, la legge diventa manganello.
Buon martedì.