Qualche anno fa, ero in giro per Milano con Mario Calabresi (le nostre figlie sono amiche), quando mi è scappato di dirgli: «A me piazza Fontana mi ha cambiato la vita. Mio papà ha sentito il botto e ha pensato che non era una città in cui crescere una bambina appena nata. Così siamo andati a vivere in Toscana, dove sono rimasta fino ai 19 anni».
Lui si è limitato a un cenno, e in quell’attimo ho capito di aver parlato troppo. Come avevo potuto dire una cosa del genere proprio a lui, a cui la strage del 12 dicembre 1969 aveva sconvolta la vita in modo infinitamente più drammatico?
Eppure proprio quel momento ha contribuito a darmi l’idea di una nuova storia da raccontare, quella della famiglia Monteleone, al centro di due volumi, pubblicati da Baldini+Castoldi: I Monteleone e Le stagioni della verità.
Lo spunto è semplice: narrare la storia di una famiglia e in parallelo quella del nostro Paese. Se volessi cercare dei modelli cinematografici e puntare in alto, potrei menzionare il film di Marco Tullio Giordana La meglio gioventù e, a livello internazionale, il Forrest Gump con Tom Hanks.
Dal Fascismo a Toscanini
Ho scelto una famiglia meneghina non a caso. Certo, Milano è la mia città e la ritengo alla stregua più di un personaggio che di un mero fondale. Però è anche vero che proprio in questa città si sono svolti capitoli epocali della storia che poi hanno finito per avere un impatto in tutto il Paese.
Pensiamo al Fascismo. Proprio a Milano, in piazza San Sepolcro, nel 1919, viene fondato il Movimento dei Fasci italiani di combattimento. Ma a Milano si sviluppa anche una forte ribellione al regime, nascono i gruppi di azione patriottica (Gap), si svolgono i primi scioperi. Tutto ciò vale a Milano la nomina a “capitale della Resistenza”. In piazzale Loreto, poi, vengono esposti i cadaveri di Claretta Petacci e Benito Mussolini. È il 29 aprile del 1945. Il luogo non è scelto a caso: qui l’anno precedente 15 partigiani erano stati prima giustiziati e poi lasciati esposti come monito alla popolazione.
Una città martoriata, bombardata, ostaggio del Fascismo. Ma anche una città che ha saputo ribellarsi, combattere e rialzarsi. Nel mio romanzo, racconto in particolare la rinascita del Teatro alla Scala. E cito le parole dello scenografo Nicola Benois, a proposito dei bombardamenti che nell’agosto del 1943 avevano devastato il teatro: «Non potemmo che piangere. Dall’inizio della guerra facevamo spettacoli per militari e feriti, da quel momento il nuovo grande ferito era la Scala». E nella narrazione entra l’inaugurazione del teatro rinnovato, l’11 maggio del 1946, a pochi giorni dallo storico referendum che avrebbe portato il Paese, e le donne per la prima volta al voto, a decidere tra Repubblica e Monarchia. Sul palco salgono un Arturo Toscanini quasi ottantenne con in mano una bacchetta dal manico tricolore. E una Renata Tebaldi ancora giovane, ma già dal talento luminoso.
Dagli anni di Piombo al Covid
La famiglia Monteleone vive gli anni entusiasmanti della ricostruzione e del Boom economico. Ma la tragedia incombe. Amedeo, classe 1933, è un magistrato integerrimo, che sta indagando sull’attentato alla Banca Nazionale dell’Agricoltura e su altri avvenimenti ancora poco chiari della scena criminale e politica italiana. Ha ricevuto delle minacce e sa di rischiare. Il giudice Ferdinando Imposimato, che nella fiction ho immaginato lavorare con lui, gli consiglia di cambiare aria, ma lui rifiuta. «Non scappo». E così la profezia si avvera: il 3 giugno 1976 viene ucciso in un agguato. Amedeo Monteleone è un personaggio di fantasia, ma i magistrati uccisi dal Terrorismo purtroppo sono una tragica realtà e in molti hanno pagato con la vita solo per aver fatto con coscienza il proprio lavoro.
Le storie della famiglia Monteleone si intersecano in più momenti con la grande Storia vissuta dal nostro Paese. E Milano, anno dopo anno, conferma la propria centralità.
La Milano da Bere, negli anni Ottanta, prende il nome da una celebre campagna pubblicitaria, quella dell’Amaro Ramazzotti. E rappresenta il trionfo di ottimismo, gioia di vivere e di uno stile di vita opulento. Uomini simbolo a Milano: Silvio Berlusconi e Bettino Craxi.
Il personaggio dei Monteleone che meglio interpreta lo spirito di quegli anni è Roberto. Classe 1944, playboy, giocatore, amante del lusso e della bella vita. Attraversa tempi scintillanti e pericolosi, finché la resa dei conti arriva. Per lui, Milano, l’Italia tutta.
A un certo punto, infatti, il sistema implode mostrando tutte le sue crepe. Sempre a Milano infatti scoppia, nel 1992, lo scandalo di Mani Pulite che vedrà al centro le indagini di Antonio Di Pietro e decreterà il passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica. Un passaggio che non è certo indolore. Tra i lutti di quegli anni, si ricordano i suicidi del manager Gabriele Cagliari a San Vittore e, pochi giorni dopo, quello di Raul Gardini, a Palazzo Belgioioso.
Nel rilancio del nostro Paese a livello internazionale Milano dice la sua con Expo 2015. Le polemiche non mancano ma alla fine il bilancio, almeno quello reputazionale, è ampiamente in attivo.
La città si guadagna un ruolo centrale, a cui avrebbe rinunciato volentieri, anche durante la pandemia. I primi focolai sono proprio in Lombardia, che alla fine risulta la regione più colpita.
“Andrà tutto bene” e “Ne usciremo migliori” ripetevamo in quei tragici mesi. Forse si era un po’ troppo ottimisti. Ma comunque ne siamo usciti. E Milano, in quella occasione come molte altre, si è fatta apripista, dimostrando forza, coraggio e resilienza (parola passata un po’ di moda, ma concetto sempre valido).
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L’autrice: Lucia Tilde Ingrosso è autrice di molti volumi ed è nota anche per la sua fortunata serie di gialli dell’ispettore Rizzo. Da poco sono usciti per Baldini e Castoldi I Monteleone e Le stagioni della verità. Nel 2022 ha pubblicato il romanzo biografico Anna Politkovskaja. Per left ha scritto Lo sguardo lungo di Anna Politkovskaja






