Tra le poche buone notizie di questi mesi c’è un’opposizione che si mostra compatta e svelta nella difesa del diritto internazionale, al di là degli interessi personali. Se c’è da costruire un’unità di intenti nella politica estera, forse questo è un buon punto da cui partire

“Questo non è solo l’ennesimo attacco al multilateralismo da parte di Trump, ma anche la conferma del suo sostegno al piano criminale di Netanyahu in Palestina, che Albanese ha sempre denunciato con forza. E trovo vergognoso che il governo italiano non abbia detto una parola in difesa di una cittadina italiana che svolge un incarico così delicato”.

Ieri la segretaria del Partito Democratico non ha scelto equilibrismi: il partito perno del centrosinistra (e del campo largo che forse sarà) ha tirato le fila dell’opposizione contro la vigliaccheria del governo del “prima gli italiani” — tranne quelli che non piacciono a Trump e Netanyahu.

Abbiamo sottolineato le timidezze del Pd ogni volta che si è attorcigliato sulle pretestuose rimostranze della sua minoranza. Abbiamo detto e scritto di un partito che, per dimensioni e organizzazione, troppe volte è apparso smussato e lento.

La presa di posizione di Schlein ci dice però almeno due cose: difendere questo governo di Israele significa essere evidentemente dalla parte sbagliata della storia, e il lavoro di Francesca Albanese ha toccato i nervi scoperti di chi vorrebbe nascondere il genocidio di oggi e l’apartheid degli ultimi anni.

Tra le poche buone notizie di questi mesi c’è un’opposizione che si mostra compatta e svelta nella difesa del diritto internazionale, al di là degli interessi personali. Se c’è da costruire un’unità di intenti nella politica estera, forse questo è un buon punto da cui partire.

Buon venerdì.