Il criminologo Vincenzo Musacchio difende la relatrice Onu e denuncia le sanzioni Usa come strumento per ostacolare la verità sui crimini a Gaza

Professor Musacchio, qual è il motivo delle sanzioni americane contro Francesca Albanese?

Le sanzioni imposte alla relatrice speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani dei palestinesi, Francesca Albanese, sembrano avere un obiettivo chiaro: ostacolare il monitoraggio e la verifica dei continui crimini internazionali perpetrati da Israele a Gaza.

Il segretario di Stato americano Marco Rubio ha difeso queste sanzioni, affermando che Francesca Albanese si sia dedicata a “attività parziali e malevole”, ha “vomitato uno sfacciato antisemitismo” e ha “espresso sostegno al terrorismo”. Perché una posizione così estrema?

Credo che sia un tentativo disperato di screditare lei, le indagini e i procedimenti della Corte Penale Internazionale (CPI). Si cerca di proteggere Israele dai meccanismi di responsabilità internazionale, anche a costo di minare i cardini del diritto penale di guerra. Vorrei solo ricordare a chi ci ascolta che gli Stati Uniti hanno anche imposto sanzioni al procuratore capo della Corte Penale Internazionale, Karim Khan, e a quattro giudici, dopo che la CPI ha giustamente emesso mandati di arresto per Netanyahu e l’ex Ministro della Difesa Yoav Gallant, imputati di presunti crimini di guerra.

Francesca Albanese ha espresso forti critiche contro l’operazione militare israeliana a Gaza, definendola un genocidio. Lei è stato tra i primi studiosi di diritto penale, sia in Italia che all’estero, a sollevare la questione del genocidio. Come è possibile che, nonostante queste opinioni sempre più diffuse, nessuno riesca a fermare questo sterminio?

Fino a quando gli Stati Uniti continueranno a sostenere, con ogni mezzo, legale e illegale, il loro alleato più stretto in Medio Oriente, il genocidio e lo sterminio di massa proseguiranno senza sosta. Le prove documentate dei gravissimi crimini di guerra in corso a Gaza non serviranno a nulla. Oltre agli Stati che forniscono armi a Israele (inclusa l’Italia), ci sono anche significativi interessi economici da parte di grandi aziende statunitensi che puntano a un’occupazione totale di Gaza da parte di Israele. Purtroppo, gli interessi geopolitici, militari ed economici non fermeranno il genocidio in atto fino a quando non sarà raggiunto l’obiettivo finale.

Qual è questo obiettivo?

Mi sembra piuttosto chiaro. Il Consiglio di Sicurezza israeliano ha rivelato apertamente il fine che guida il genocidio in corso a Gaza: il trasferimento forzato della popolazione palestinese e l’annessione di un territorio che non si limita a Gaza, ma si estende anche alla Cisgiordania e all’intera Palestina storica.

Come giudica il lavoro di Francesca Albanese?

Non ho il privilegio di conoscerla personalmente, ma dalle relazioni che ho letto, anche per motivi professionali (ho collaborato alla presentazione del ricorso del Sudafrica contro Israele per genocidio), considero del tutto infondate le accuse di parzialità che le sono state mosse. Ho esaminato documenti che dimostrano chiaramente la violazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati. Nelle sue relazioni ho riscontrato terzietà, obiettività e imparzialità. È evidente, però, che queste prerogative infastidiscono chi deve giustificare crimini di guerra inaccettabili.

Dove ci porteranno questi eventi di cui stiamo parlando?

Ho paura che ci conducano alla fine del diritto internazionale penale, riportandoci al dominio del più forte sul più debole, utilizzato per giustificare imperialismo, colonialismo e altre forme di dominio e sfruttamento che le nazioni più potenti utilizzano per soggiogare quelle più deboli. Questo contrasta inesorabilmente con i principi dello Stato di diritto, della legalità internazionale e della protezione dei diritti e delle libertà fondamentali. Stiamo andando verso la soppressione dei diritti dei più deboli creando società sempre più ingiuste.

C’è una soluzione a questa regressione?

È fondamentale recuperare la legalità internazionale che abbiamo perso da troppo tempo. Dobbiamo ripristinare le norme e i principi del diritto penale internazionale e umanitario, rafforzare la cooperazione globale tra gli Stati e, soprattutto, garantire il rispetto degli accordi internazionali. È essenziale rendere le organizzazioni internazionali come le Nazioni Unite e la Corte Internazionale di Giustizia più efficaci e credibili. Non possiamo permettere che il diritto internazionale sia continuamente calpestato per interessi economici e geopolitici meschini.

Francesca Albanese è stata riconfermata come relatrice Onu per i territori palestinesi fino al 2028. Se avesse bisogno di consigli, cosa le direbbe?

Non penso che abbia bisogno dei miei suggerimenti. Da cittadino, non da giurista, la esorterei a mantenere la determinazione che ha dimostrato finora. Continui a raccontare la verità e a sostenere i fatti senza paura, perché ha dalla sua parte il diritto, le prove di quanto afferma e la sua integrità.

Un’ultima domanda: la proporrebbe al premio Nobel per la Pace?

Sì, soprattutto se penso a chi è stato premiato in passato e ha poi dimostrato di non meritare quel riconoscimento o, peggio, ha agito contro i valori di pace.

L’autore:  Vincenzo Musacchio, criminologist and professor of strategies against transnational organized crime, is an associate at the Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) in Newark, New York. Independent researcher and a full member of the Graduate School of Strategic Studies on Organized Crime at Royal United Services Institute in London.

Foto di Giuliana Morena