Amori d’artista, travolgenti, liberi e senza etichette. Ti bacio il cuore di Elena Stancanelli pubblicato da Electa e illustrato da Marina Sagona, è una raccolta di racconti brevi. Ogni storia si dispiega come una cartolina che dipinge un’epoca, un luogo, e un legame sentimentale e artistico che ha saputo sfidare le convenzioni del proprio tempo. Tra gli amori raccontati, quello tra Leonard Cohen e Marianne Ihlen, Truman Capote e Jack Dunphy, Joan Didion e John Gregory Dunne. Abbiamo incontrato l’autrice Elena Stancanelli.
Con Ti bacio il cuore ha scelto di raccontare delle storie d’amore celebri ma anticonvenzionali, evitando definizioni ed etichette e restituendo la complessità di ogni relazione. C’è un racconto in particolare al quale è più legata o dal quale ha avuto origine il progetto?
Credo che il racconto a cui sono più legata e da cui ha avuto origine il progetto sia quello su Leonard Cohen nell’isola di Hydra che apre effettivamente il libro per tante ragioni, anche mie personali. Ho sempre pensato all’isola come il luogo perfetto dove far nascere in isolamento, e immersi nella bellezza, una storia d’amore come quella di Leonard e Marianne. Direi che quello è il punto da cui sono partita, e per me il luogo dell’amore per eccellenza è proprio la Grecia. La vita sull’isola, l’estate, la giovinezza, in questo caso diventano una sorta di Big Bang dell’amore, più che della relazione.
Se dovesse sceglierne uno, quale secondo lei, tra gli amori raccontati nella raccolta ha saputo sovvertire in modo più potente le convenzioni sociali della propria epoca?
La più emblematica in questo senso, secondo me è la storia di Gertrude Stein e Alice Toklas. Il loro amore è molto interessante, prima di tutto perché non viene mai definito come tale. Non avrebbero mai dichiarato di essere coinvolte in una relazione sentimentale, ma allo stesso tempo sarebbero diventate una sorta di epitome della relazione queer tra due donne. Si sono fatte portatrici di un’idea di libertà e sono riuscite a scardinare in modo molto potente tutta una serie di convenzioni legate all’amore, senza cercare alcuna legittimazione. Questo mi commuove molto di questa relazione: la semplicità di essere rispetto al dichiarare. Soprattutto se pensiamo a ciò che è successo negli anni successivi quando per ottenere diritti, per scardinare convenzioni, per far accedere ogni amore alla sua legittimità ci siamo giustamente organizzati per gridarlo il più forte possibile. Ecco, loro non hanno mai gridato, però nello stesso modo hanno ottenuto moltissimo. Non voglio dire che quella sia una strada migliore, ma senza dubbio è un’altra strada, e mi ha commosso molto esplorarla.
Qual è stato il lavoro di ricerca e ricostruzione storica delle vicende narrate?
Ho cercato di raccontare tutte storie per le quali avessi a disposizione delle fonti originali. Quasi tutti gli amori della raccolta sono stati narrati in prima persona in epistolari o diari. Ho scelto di raccontare storie che fossero state testimoniate da chi le viveva, questo è stato uno dei criteri, per questo in Ti bacio il cuore vengono citate lettere, o dichiarazioni delle persone coinvolte. Il criterio di trascrizione e rielaborazione è stato invece quello di farli diventare dei minuscoli racconti, come delle cartoline. In questo senso mi ha sicuramente orientata la scelta di raccontarli in determinati luoghi. Di conseguenza ogni luogo ha potuto raccontare un amore.
Come e quando ha avuto origine il progetto? C’è stato un momento specifico nel suo percorso che l’ha portata a voler dare nuova voce a questi amori?
Come tutti i progetti più divertenti è nato in modo abbastanza casuale, inizialmente con una serie di interventi su La Repubblica, successivamente mi è stato chiesto di trasformarlo in un libro dalla casa editrice Electa. Attraverso queste collaborazioni è poi nato il desiderio di scegliere altre storie, incuriosita soprattutto dal tema delle relazioni e degli intrecci sentimentali nel passaggio tra un secolo e l’altro: cos’era il Novecento e cosa sono questi anni. In qualche modo ho guardato a queste storie d’amore non con nostalgia, ma sicuramente come a qualcosa che adesso non esiste più, ed è stato soppiantato da mille altre realtà diverse. Ho trovato stimolante esplorare delle storie che hanno influito così profondamente sulla mia formazione, sulla mia educazione sentimentale, e anche sul mio percorso di scrittrice.
In un’epoca in cui le relazioni sentimentali hanno contorni sempre più sfumati che tipo di impatto potrebbe avere Ti bacio il cuore?
Questo è un libro che in qualche modo dice con leggerezza, a chi è più giovane, che c’è stato un tempo in cui le cose erano così, anche se ora sono molto diverse. Per quanto riguarda la nostra epoca abbiamo sviluppato, e quando dico noi intendo questo occidente, molte paure rispetto a come eravamo prima. Il mondo è diventato più ostile o almeno ci sembra che sia diventato più ostile, e abbandonarci al mondo e dunque anche all’amore è diventata una faccenda più complicata e per tante ragioni siamo più spaventati adesso, e quindi abbiamo meno facilità di essere liberi rispetto al bisogno di dimostrare di esserlo. Il mio romanzo in uscita il 16 settembre per Einaudi La gioia di ieri, in particolare parla del nostro tempo attraverso un personaggio che si chiama Anna, e che ritorna nei miei libri (è lo stesso che troviamo ne La femmina nuda). Nel nuovo libro ho scelto di utilizzare la realtà per raccontare il Novecento e la finizione per raccontare la contemporaneità.
In una raccolta tanto eterogenea come Ti bacio il cuore, che racconta esperienze profondamente distanti e differenti, trova che ci sia un minimo comun denominatore, riconosce un leitmotiv nelle storie d’amore raccontate?
Il leitmotiv, secondo me è la libertà, ed è un concetto complicato perché la libertà è forse uno dei concetti maggiormente strattonati da una parte all’altra negli ultimi anni. Queste sono storie di persone che esperivano la libertà anche a costo di perdere pezzi, però non disponibili a trattare sul tema della libertà. Il concetto di libertà per tante ragioni ad oggi si è trasformato, è diventato un’altra cosa. In questi anni è forse stato più facile dichiarare la nostra libertà che non esperirla, e in questo siamo molto cambiati per tante ragioni. Ad esempio, abbiamo un tribunale social molto forte che ci giudica per ogni cosa che facciamo e questo continuo giudizio ci impone dei comportamenti che devono rispondere a una serie di regole che a volte non sono neanche le nostre, e trasgredirle ci porterebbe in un tale stato di angoscia sociale che non lo facciamo. La libertà, secondo me in parte è stata compromessa da questo giudizio continuo e ossessivo. In ogni momento il nostro comportamento potrebbe essere sottoposto a una gogna che diventa enorme, amplificata dai social. Questo, secondo me è spaventoso e inevitabilmente determina la nostra libertà.
C’è un’idea, un concetto di legame umano che vorrebbe trasmettere al lettore con il suo libro?
Ho cercato appunto di mettere insieme tante storie che avessero come denominatore comune, come dicevamo, l’idea di rispondere alla propria libertà, al proprio desiderio senza per questo ferire il mondo. Però insomma, ecco, questa è una cosa che posso dire, io non sono una persona nostalgica, ma a volte ho la sensazione che una certa vitalità, anche scomposta, che hanno questi amori, un pochino l’abbiamo persa. Ecco, se dovessi dire di voler recuperare qualcosa di quel tempo, direi la vitalità. Vitalità nel senso di entusiasmo irrazionale, anche sghembo di vivere.
L’autrice: Linda Capecci è giornalista culturale
In apertura una foto di Leonard Cohen da wikipedia commons





