Un progetto di libri e graphic novel nato a Modena tratteggia una potente controstoria restituendo alle nuove generazioni il filo interrotto delle lotte e delle idee di donne che hanno cambiato la storia

La collaborazione fra il Centro documentazione donna di Modena e il Centro di ricerca interdipartimentale su discriminazione e vulnerabilità dell’Università di Modena e Reggio Emilia è una vicenda che inizia nel 2014, promuovendo iniziative pubbliche sui temi dell’educazione alle differenze e della promozione della parità di genere, dei diritti delle donne, della storia e dell’attualità del femminismo, delle molte forme di violenza maschile contro le donne e delle pratiche di prevenzione e contrasto. Al centro di questa collaborazione, troviamo anche intense riflessioni sulle relazioni di cura, sulle forme di maternità e paternità, sulla diffusione e l’impatto delle nuove tecnologie sul rapporto fra sessi e fra generazioni, sull’intreccio fra forme di discriminazione ed emarginazione.

Questa fertile collaborazione tre anni fa ha dato vita a una nuova interessante impresa: un progetto editoriale, guidato da Vittorina Maestroni e Thomas Casadei e pubblicato dall’editore Mucchi, rivolto alle generazioni più giovani, con l’obiettivo di narrare figure spesso trascurate dalla storia. Si tratta di donne – Mary Shelley, Olympe de Gouges, Anna Kuliscioff, Elena Gianini Belotti, … – che hanno lasciato significative impronte nelle nostre culture, ma di cui la storia spesso trascura l’apporto.

Coniugando diverse forme narrative, il progetto lascia la parola a queste donne, perché illustrino in prima persona il proprio percorso biografico e le proprie opere. Anzi, perché mostrino come la dimensione biografica sia essa stessa espressione del loro pensiero, della loro lotta, del loro messaggio.

Come spesso si dice, la storia la scrivono i vincitori. Questi ricostruiscono l’epopea della loro potenza, le guerre con cui hanno sopraffatto i nemici su cui ora dominano, la giustizia di cui si fanno portavoce. Poi ci sono dinamiche storiche più subdole e silenziose, che impongono forme di dominio meno visibili, potremmo dire sistemiche. Queste forme di dominio, sedimentatesi nei secoli, si sono lentamente normalizzate, hanno strappato il consenso diffuso e silente proprio nascondendo la loro intrinseca invadenza, la violenza, la sofferenza di cui sono origine. Le trame sociali e culturali entro cui viviamo sono tese e riorganizzate silenziosamente da questi equilibri di dominio, che così si presentano come l’habitat naturale e indiscutibile, e quindi come l’assetto giusto proprio perché privo di alternative valide.

La vita e le opere delle donne che in questi libri si raccontano sono state capaci di strappare le fitte trame di una storia al maschile, proponendosi nella loro dirompenza anticonformista. Producendo un qualche attrito o irrompendo con un’azione incoerente, queste biografie hanno prima di tutto reso visibile lo spessore delle trame che strutturano la nostra convivenza; l’ordine che pensavamo inoppugnabile si palesa allora in tutta la sua contingenza. Ed è da questa possibilità di critica che si apre una “storia altra”, tolta via dagli schemi di dominio, parziali eppure vincenti nel loro imporsi come universali; ma anche “storie altre”, storie di donne narrate fuori dagli stereotipi di cui, per essere promosse all’onore della fama, sono state caricate dalla storia ufficiale.

Il progetto di Maestroni e Casadei è allora un contributo al racconto per intero della storia, in un duplice senso: non solo si riportano alla luce personalità lasciate in secondo piano da una storia monocorde, che appiattisce la ricchezza, la molteplicità sui contorni della figura dominante; ma anche si apre uno spazio in cui queste donne riprendono davvero parola nella loro concretezza, al di là della riduzione della loro vicenda a poche battute, a una sola opera, da parte di una storia in grado di risicate e povere concessioni (per lo più funzionali alla propria conservazione).

Dopo una breve presentazione del volume, una graphic novel disegnata elegantemente da Claudia Leonardi e da Alice Milani rappresenta la vita travagliata e coraggiosa della protagonista; segue una biografia essenziale e qualche estratto dai suoi scritti; la seconda parte del libro è composta da una serie di parole-chiave incontrate nella lettura della biografia, trattate con una postura militante, dalla forte capacità di convincimento.

Gli ultimi due volumi apparsi sono dedicati a Anna Kuliscioff e a Elena Gianini Belotti.

Medicina, politica, emancipazione è rappresenta la storia poliedrica della rivoluzionaria e sovversiva, della ricercatrice, scienziata di medicina, della giornalista, leader politica, amante e madre, socialista e femminista. La sua capacità di irruzione nella storia è tangibile in una semplice lista: fra le prime ragazze a iscriversi all’Università di Zurigo; tra le prime donne laureate in Medicina in Italia; unica donna assistente onoraria di Achille De Giovanni, insigne medico e chirurgo di fine Ottocento; prima donna a tenere una conferenza al Circolo filologico di Milano; fra le prime iscritte all’Associazione dei giornalisti in Italia. È significativo il suo impegno per la medicina sociale, che prefigura la centralità della sanità pubblica e anticipa le questioni oggi al centro della medicina di genere. Ma Kuliscioff ha aperto strade anche oltre l’ambito della scienza e della medicina: ella è fra le prime socialiste femministe, con la sua strenua lotta per la pace, per la salute, per la difesa del lavoro, per il suffragio universale.

È poi da pochissimo stato pubblicato il volume su Elena Gianini Belotti, Dalla parte delle bambine e delle donne. Qui si viene a contatto con l’ampiezza della vicenda biografica e intellettuale di Gianini Belotti, spesso ristretta alla sua pur epocale opera più nota: Dalla parte delle bambine. Ma si riscopre anche l’arricchimento che il confronto con lei può offrirci ancora oggi. Si riscopre come le nostre visioni del mondo non siano scintille che brillano di propria luce, ma siano sempre culturalmente condizionate, in una trama relazionale che spesso tende alla conservazione e alla repressione, ma che può al contrario essere piegata alla forgiatura di strumenti di emancipazione, autonomia, libertà. Questo è stato l’impegno di Gianini Belotti rispetto all’ambiente scolastico, ma a ben vedere la sua dirompenza si è mossa contro ogni forma di discriminazione, di stereotipo, di imposizione e, in generale, di eteronomia; e il nostro confronto con la sua vita e il suo pensiero è un buon modo per prendere coscienza delle lotte del femminismo italiano degli anni Settanta, delle loro esitazioni e della loro attualità.

l’autore: Carlo Crosato è docente nel Dipartimento di Lettere, Filosofia e Comunicazione dell’Università degli Studi di Bergamo