Esce il 27 agosto per Edizioni Tlon "Pensiero osceno "di Annarosa Buttarelli, un saggio che restituisce voce e forza sovversiva all’intelligenza femminile. Eccone un estratto. Dopo l'anteprima al Festivaletteratura il 12 settembre la filosofa lo presenta a Con-vivere a Carrara

Ho iniziato a scrivere questo libro nei giorni abissali in cui è morta l’illusione che ha accompagnato il nome dell’Europa. Sono i giorni in cui le stolte guerre in corso hanno tolto ogni dubbio sulla “sconfitta dell’Occidente”, di cui è certo, tra gli altri, Emmanuel Todd. Sono riconosciute le sue capacità di analisi di quei livelli della realtà in cui operano gli schemi e gli stereotipi di genere maschile. Cosa dire, allora, della convinzione di lunga data delle donne pensanti, una convinzione ose rei dire millenaria? Molte di noi osservano con trepidazione la cattiva strada imboccata definitivamente dall’Europa a partire dalla sconfitta di Platone per mano di Aristotele, che ha delegittimato la filosofia erotica del suo maestro. La sconfitta è stata poi consolidata da Cartesio, e assunta a livelli insuperabili da Hegel… Non ci voleva molta intelligenza a comprendere gli errori logici ed etici del sentenzioso Aristotele, secondo cui la schiavitù è naturale e l’utero delle donne in fondo si può considerare una pentola di coccio. Ma queste e altre prodezze filosofiche non sono state discusse, all’epoca, se non da Assiotea di Fliunte, e hanno continuato a nutrire la filosofia e la cultura europee, poi divenute “occidentali”, fino ai nostri giorni, nei quali perdurano dominando l’apocalisse del presente. Quell’intelligenza (intus legere) è mancata e continua a mancare perfino in molti intellettuali contemporanei, che sono invitati a occupare la scena pubblica senza capire che è proprio la loro forma mentis dicotomica e misogina a portare alla fine la bella promessa che l’Europa aveva fatto al mondo… Eppure, queste radici, fin dall’inizio custodite dalle donne, furono ben presto obliterate e dilaniate esemplarmente con il femminicidio di Ipazia, la sincretica direttrice della Biblioteca di Alessandria, la cui morte fu accolta con tripudio proprio dal vescovo Cirillo, cristianissimo.

Noi donne lo abbiamo sempre intuito, ma oggi, oso sperare, l’umanità intera potrebbe finalmente comprendere ciò che Alda Merini voleva suggerire nel gremitissimo Teatro Bibiena, durante Festivaletteratura a Mantova. Un interlocutore adorante le domandò cosa pensasse davvero degli uomini. Dopo una breve pausa, Merini rispose: «Si sa che gli uomini non pensano». Una frase oscena, per il pubblico presente, ma decisiva per noi oggi, se si vuole osservare con vera trepidazione il punto cruciale in cui la parte maschile dominante ha condotto senza ravvedimenti il mondo di tutti e di tutte. Alda Merini, a suo modo, ha detto la verità: si può dire, in coscienza, che sia un pensare veramente quello che ha prodotto la forma mentis dicotomica, e perciò stesso escludente, imposta dalla filosofia alla civiltà europea, nonostante le obiezioni radicali femminili? In coscienza, se ha ancora valore questo lemma, dobbiamo dire di no!

La forma dicotomica della filosofia idealista europea può essere considerata come una filosofia astratta, avulsa dalla realtà e perfino offensiva nei confronti della vita quotidiana, dove uomini, donne e bambini cadono sotto le morali pubbliche dominanti e le bombe conseguenti. Svegliatevi!, viene da scrivere. Le donne pensanti sperano nel risveglio generale da molto, troppo tempo, e lo fanno – lo facciamo – fuori dal la scena illuminata dai fari del mainstream di ogni epoca, ed è per questo che il pensare veramente delle donne rimane osceno, respinto, inascoltato, e a volte beffeggiato. Ma non importa, perché con questo libro non intendo affatto incoraggiare rotture, ma tagli simbolici, svolte radicali, sì. Perché con questo libro voglio dire che si può diventare intelligenti, come lo sono state a costo della vita alcune donne abitate da amore filosofico proposte in queste pagine. È inutile continuare a interrogare un muro con la domanda “quale bellezza salverà il mondo?”, oppure lamentare “l’assenza di verità e amore”, perché le donne custodiscono da sempre sia la sapienza d’amore, sia il segreto della gentilezza e della bellezza di cui si può essere capaci nella condizione umana. Inascoltate dagli intellettuali vanitosi e dalla politica istituzionale che lancia bombe e minaccia perfino di sganciare quella bomba definitiva di cui non posso e non voglio nemmeno pronunciare il nome.

Con questo libro, inizio un cammino orientata da princìpi incontrovertibili e non ancora esplicitati completamente nel nostro tempo. Qui mostro soprattutto vicissitudini di pensatrici che sono state considerate oscene per le loro considerazioni filosofiche in controtempo. Vorrei così incoraggiare un taglio alla ripetizione storica: inviterei così a svegliarsi per intercettare, nel presente, le donne-intellettuali, forse le uniche figure che Gramsci avrebbe considerato “organiche”. Senza ombra di perplessità, non solo da parte mia, quelle delle donne pensanti sono le uniche istanze rivoluzionarie e incorruttibili rimaste nel mondo, condivise con le compagne di strada assieme alle quali avanziamo coraggiosamente nel tempo.

Non è rimasto altro orizzonte di senso affidabile nella “sconfitta dell’Occidente”. Non c’è altro orientamento che i giovani uomini e le giovani donne possano seguire, ed è per questo che riempiono le sale europee quando si parla di Carla Lonzi: filosofa femminista radicale, a cui Pasolini negò l’alleanza che lei gli aveva chiesto con insistenza; pensatrice che disse a Pietro Consagra «vai pure»; colei che volle mostrare come si possa «alzare i rapporti umani allo stato d’amore». La misoginia, conscia o inconscia, non ha mai risparmiato gli intellettuali, neanche quelli con siderati più democratici e illuminanti. Tanto che anche oggi David Bidussa si trova a scrivere che non servono più “intellettuali infedeli, ma intellettuali radicali. Ne propongo cinque: Susan Sontag, Edward Said, Tony Judt, Zygmunt Bauman, Tzvetan Todorov. Nessuno di loro è in vita e la loro riflessione per i temi e le domande è sul tavolo, a disposizione di chi voglia con tinuare e rinnovare quel percorso. Chi sta raccogliendo quell’eredità? C’è un futuro per gli intellettuali? C’è qualcosa che non sia solo brontolare o essere accigliati? Ovvero che non si limiti ad essere postura o ad alzare la voce? Chi oggi pone domande scomode e ineludibili al senso comune chiedendo risposte adeguate?”

Alle ultime tre domande rispondo: sì, ci sono filosofe – alcune fanno filosofia per mestiere, altre la praticano nella vita, nelle lotte, nelle parole – ma tutte sono, in fondo, intellettuali radicali. Al momento, ci siamo noi. Come sempre.

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L’appuntamento: Esce il 27 agosto per Edizioni Tlon Pensiero osceno. Lo scandalo delle donne che pensano di Annarosa Buttarelli. Il libro – un viaggio attraverso le vite e le idee di grandi pensatrici  da Elisabetta del Palatinato a Olympe de Gouges fino a Hannah Arendt. Dopo l’anteprima al Festivaletteratura di Mantova il 12 settembre alle 19,30 viene presentato al festival Con-vivere a Carrara

 

 

In apertura Domenichino Sibilla, particolare wcommons