Da Israele che colpisce Gaza e la Cisgiordania, all’Arabia Saudita contro lo Yemen, dal Kashmir alla Nigeria. Nei conflitti moderni si usa la religione per ambizioni politiche, espansione territoriale e controllo delle risorse

Nelle attuali 55 aree di scontro armato e conflitto del mondo, le guerre di religione apparentemente, non sono certo le preponderanti. La religione in quanto tale, d’altro canto, non è la reale causa delle guerre. Ma è principalmente ciò che - a determinate condizioni - serve per motivare gli esseri umani a combattere, offrendo manodopera essenziale a chi la guerra la vuole per ragioni sempre ed esclusivamente economiche, come il controllo o il maggior possesso di risorse e territori.

Il credo religioso, la fede, sono gli strumenti per convincere milioni di disperati ad andare a combattere, nella speranza della “salvezza eterna” e, magari, di un pezzetto di terra o bottino. Possono creare l’elemento chiave per ogni guerra, ciò che davvero è necessario per farla esistere: il consenso. Senza consenso, senza sostegno, le guerre finiscono prima di cominciare. È indispensabile, sempre, che i cittadini o i sudditi - il sistema politico-istituzionale conta poco - sostengano l’idea della guerra e si dimostrino disponibili ad andare a combattere. Nei secoli, le religioni questo lavoro di persuasione lo hanno fatto benissimo.

Hanno convinto masse di esseri umani ad andare ad uccidere o a morire. Le religioni, per i fedeli, sono la voce e il volere di un dio e diventano motivo di redenzione, riscatto e certezza di un futuro ultraterreno migliore del presente di fame e sofferenza. Oppure, incarnano l’ideale di un popolo eletto dell’unico dio, destinato ovviamente a prevalere su tutti gli altri. Di fatto, sono una risposta semplice e pratica alla miseria e danno corpo alla necessità degli esseri umani di avere una speranza nel futuro.

Così, la guerra può diventare “santa”,quindi ancora più terribile e totale. Si creano armate formidabili di fanatici senza scrupoli, attorno alle guerre sante. Il nemico religioso si trasforma, sempre, in qualcuno che si può e deve distruggere, perché immondo, impuro, indegno. Può essere abbattuto senza sentire alcuna colpa o rimorso, anzi con la certezza di una qualche probabile ricompensa ultraterrena.

Tutto questo si moltiplica nelle “religioni rivelate”, quelle in cui un solo dio parla agli uomini attraverso un libro, che diventa lo strumento per definire regole, modi di vita, leggi. Ho usato volutamente

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