Il genocidio in Palestina e l’ignavia complice della Ue sta smuovendo le coscienze di milioni di persone rimaste umane. Come dovrebbe essere naturale per l’Europa che è nata combattendo un genocidio

Ma che mondo è quello in cui dopo aver celebrato i trionfi del capitalismo globalizzato, dei mercati liberi e aperti ci si ritrova, come nel film di Troisi, di fronte alla domanda «chi siete, quanti siete, cosa portate? Pagate un fiorino»?

Non che i trent’anni gloriosi delle magnifiche sorti e progressive del capitalismo trionfante siano stati rose e fiori. Wto, Trip, accordi di libero scambio che in realtà impongono l’economia dei forti, hanno accompagnato la cavalcata delle valchirie di quella che Luciano Gallino ha chiamato la lotta di classe rovesciata. E creato una realtà distopica che ora esplode.

Una sorta di medioevo tecnologico, per usare la definizione di Varoufakis. Con un grande mercato finanziario globale che nessuno osa toccare e tanti potenti che si contendono ciò che comunque non vogliono dare ai dominati. Nell’accordo tra Ue e Usa, tra Trump e Von der Leyen, che ora abbiamo potuto leggere nero su bianco c’è una stretta connessione fra dazi ed acquisti veramente esorbitanti e scriteriati di armi ed energia dagli Usa. Con buona pace per il disarmo e il clima. E in più ci sono deroghe a normative europee per favorire le esportazioni Usa. Un mix tra il ritorno dei dazi e l’uso degli strumenti per profitti tipici degli accordi commerciali simmetrici di questo trentennio. Ma veramente questa è l’Europa che pensavamo l’indomani della seconda guerra mondiale, degli indicibili orrori dei campi di sterminio e delle atomiche sulle città?

Ciò che dovrebbe apparire incredibile è che l’Europa che pensavano i sopravvissuti si è veramente ricostruita, almeno per una sua larga parte. Certo divisa tra Est ed Ovest, tra socialismo reale e un capitalismo che però non poteva ignorare le istanze che avevano sorretto la lotta a quel nazifascismo nato dal fallimento dei vecchi Stati liberali. Stiamo qui, in Occidente. L’Europa si ricostruisce dopo il 1945 intorno a un mix di economia pubblica e privata, con un larghissimo ruolo del pubblico non solo nei settori che formeranno il welfare più avanzato al mondo dalla sanità, alla scuola, alla casa, alle pensioni, ai servizi, ma in interi grandi comparti infrastrutturali e produttivi. La piena occupazione è non solo elemento costituzionale ma concreto obiettivo inserito nella programmazione. La rendita viene additata come residuo medievale da estirpare. La cooperazione evocata

Questo articolo è riservato agli abbonati

Per continuare la lettura dell'articolo abbonati alla rivista
Se sei già abbonato effettua il login