Altro che pace: siamo di fronte all’ennesima colonizzazione mascherata

Donald Trump lo chiama «giorno storico», Netanyahu applaude. Ma il piano appena annunciato alla Casa Bianca è un’oscenità travestita da pace. Dentro ci sono ostaggi liberati in 72 ore, una tregua a Gaza, persino la finta amnistia per chi depone le armi. Ma la vera sostanza è un’altra: togliere ai palestinesi il controllo sul loro futuro, appaltare la Striscia come fosse un cantiere miliardario, garantire a Tel Aviv l’eterna “sicurezza” dei confini e regalare a Trump il ruolo di arbitro assoluto.

Si chiama «Board of Peace», e suona come una beffa. Alla guida, lo stesso Trump, pronto a spartire i contratti di ricostruzione con l’ex premier britannico Tony Blair. Non è un piano di pace: è un piano d’affari. Netanyahu lo ha subito benedetto, infilando le sue condizioni: esercito israeliano ai confini di Gaza per sempre, demilitarizzazione totale, nessun ruolo per Hamas e neppure per l’Autorità nazionale palestinese. In pratica, Gaza continuerà a essere una prigione a cielo aperto, con il secondino che decide tempi e modi della sopravvivenza.

Trump urla alla «pace perenne», ma minaccia ritorsioni se Hamas rifiuterà. Netanyahu si tiene le mani libere, schiacciato da un lato dalle famiglie degli ostaggi, dall’altro dall’ultradestra che non vuole accordi. Entrambi però hanno trovato un terreno comune: il futuro dei palestinesi vale solo come merce di scambio. La liberazione promessa è una truffa semantica: ciò che consegnano è un’occupazione resa più presentabile, con un cartellino del prezzo ben visibile.

Altro che pace: questa è l’ennesima colonizzazione mascherata, un patto tra due uomini che fanno della forza e dell’umiliazione il loro linguaggio. E il mondo dovrebbe chiamarla per ciò che è: un furto, non un accordo.

Buon martedì.