A trent’anni dagli accordi di Dayton, quale futuro per i Balcani e per la Serbia, dove le proteste di piazza chiedono democrazia?
Giornalista, inviata di Rai News24 e voce di Radio3 Mondo, Marina Lalović ha da poco pubblicato per i tipi di Bottega Errante Edizioni un potente memoir dal titolo La cicala di Belgrado. Un avvincente libro autobiografico che intreccia analisi geopolitica e obbliga a una urgente riflessione sul presente. Dalle bombe della Nato su Belgrado del 1999 alle proteste di oggi dei giovani serbi che lottano per elezioni democratiche. L’abbiamo incontrata in occasione dei Dialghi di Trani 2025.
Marina Lalović con gli accordi di Dayton del 1995 fu congelato il conflitto nei Balcani ma tanti problemi rimasero irrisolti e lo sono anche oggi?
Da un lato gli accordi di Dayton possono essere visti come una grande fallimento, ma dall’altro sono stati un grande traguardo perché innanzitutto hanno posto fine alla guerra nella ex Jugoslavia. Certo, nella memoria resta la foto di Slobodan Milošević, (in qualità di presidente della Repubblica federale di Jugoslavia che rappresentava anche i serbi di Bosnia ndr), Franjo Tuđman, (presidente della Croazia) e Alija Izetbegović (presidente della Bosnia-Erzegovina) che il 21 novembre 1995 firmavano l’accordo a Dayton nell’Ohio in una periferica cittadina degli Stati Uniti. Tuttavia quella firma segnò la fine dell’aspetto più sanguinoso della guerra. Ricordiamoci anche che il genocidio di Srebrenica era avvenuto l’11 luglio di quello stesso anno, perciò quella di Dayton fu una data storica. Ma a 30 anni di distanza dobbiamo dire che quell’accordo doveva avere una evoluzione. Invece ancora oggi quell’area dei Balcani rimane frammentata e divisa in comunità che continuano a non comunicare fra loro. In sintesi dunque non parlerei di un fallimento. Il vero fallimento sarebbe stata la continuazione della guerra, però siamo davvero lontani dallo sviluppo di quell’accordo che aveva aperto molte speranze.
Ne La cicala di Belgrado racconti di aver lasciato la Serbia nel 2000 alle soglie della cacciata di Milošević. Hai vissuto sulla tua pelle le bombe Nato su Belgrado nel 1999. Oggi quanto è stata elaborata tutta quella vicenda nella memoria collettiva?
Quel bombardamento oggi è tornato nel dibattito pubblico. Se tu mi avessi fatto questa domanda un anno fa, forse, ti avrei risposto in maniera diversa ma adesso, mentre in Serbia continuano le proteste iniziate simbolicamente dopo il crollo della pensilina della stazione, il tema è tornato a riemergere. Il bombardamento della Nato viene ricordato dagli studenti che cercano
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