Se dissenti sei un nemico delle Forze dell’ordine, se chiedi il rispetto della legge sei un manetta, per fortuna c’è il referendum

Se sei contro la guerra sei un pacifinto. Capita di venire circondato, letteralmente e metaforicamente, da guerriglieri da divano oppure da zimbelli retorici rimasti allo slogan dei fiori e dei cannoni. Irresistibili anche i presunti competenti: stanno in partiti che non vota quasi nessuno, scrivono su giornali che non legge nessuno, si stimano tra loro come fedelissimi massoni in fila indiana e hanno coniato l’equazione “guerra uguale serietà”. Sono rottami smentiti dalla storia, fermi sulle stesse posizioni che da mesi vengono smentite alla luce dei fatti. 

Se sei schifato dalle azioni del governo di Israele sei un amico dei terroristi. Se lecchi il deretano di Netanyahu sei un campione di antisemitismo. Se invece lecchi quello di Putin allora lì no, sei un nemico dell’Occidente. Se chiedi un Paese meno diseguale sei un invidioso, se rivendichi la priorità della sanità pubblica su quella privata sei un illiberale, se chiedi la patrimoniale sei un sabotatore del Pil nazionale, se ritieni indispensabile un salario minimo legale sei un fottutto sindacalista. Ma attenzione: i sindacati non funzionano perché si occupano dei poveri – dicono loro – perdendo di vista i problemi reali, come la nuova acconciatura di Santanché o la temperatura del Prosecco alle prossime Olimpiadi. 

Se chiedi il rispetto della laicità sei un nemico di dio ma se chiedi il rispetto delle vite umane per mare e per terra sei un buonista nemico della patria. Se dissenti sei un nemico delle Forze dell’ordine, se chiedi il rispetto della legge sei un manettaro, e per fortuna c’è il referendum. 

Buon 2026, dissenso. Che l’anno nuovo ti preservi in questo Paese. 

Foto di Marioluca Bariona