Roberto Formigoni è stato condannato: a 6 anni di carcere il 22 dicembre, anche se ne hanno parlato in pochi. Nelle 719 pagine di motivazioni della condanna che sono state depositate ieri il presidente Gaetano La Rocca con Angela Laura Minerva e Marco Formentin dedicano tutto il decimo capitolo “le utilità percepite dal Presidente Formigoni, suddividendole in alcune macrocategorie per comodità espositiva: imbarcazioni; vacanze di Capodanno ed altri viaggi; villa in Arzachena – Località Li Liccioli; denaro contante; finanziamento elettorale di 600.000 euro“. Oltre a questo ci sarebbero anche le “cene in ristoranti di lusso organizzate da Daccò in onore del Presidente della Regione. Pur avendo tali cene, indubbiamente, un ritorno in termini di immagine per Formigoni – si legge – esse rispondevano anche al tornaconto di Daccò, che in questo modo accreditava (soprattutto agli occhi dei funzionari della Regione e dei Direttori Generali) la sua immagine di imprenditore del settore Sanità molto vicino al Presidente”. Non appare dunque “congruo considerare tali cene come parte del sinallagma corruttivo”. Secondo i giudici Formigoni avrebbe incassato 6 milioni di euro in 5 anni. Soldi, ovviamente, sottratti ai malati.
Il 2 marzo scorso invece era arrivata la condanna a 9 anni per Denis Verdini per la bancarotta del Credito Cooperativo Fiorentino. Nella sentenza si legge la ricerca “nell’individuazione di una pena congrua ed adeguata al fatto concreto, dalle dimensioni della vicenda, dalla gravità enorme del fatto ricostruito, dalla patologia dei finanziamenti concessi, dall’indifferenza verso la vigilanza e dallo spregio delle regole”. Scrivono i giudici che “il danno è stato enorme…“, ma non solo secondo il Tribunale “non si può certo partire dai minimi edittali, salvo porre sullo stesso piano l’amministrazione di una società che distrae la macchina aziendale, percepisce illecitamente compensi, ruba la cassa e crea un danno di poche migliaia di euro e chi, invece, ha posto in essere le condotte precedentemente esposte”.
Sia Formigoni che Verdini sono stati voti fondamentali in Senato per la tenuta del governo di Matteo Renzi, il “nuovo”, quello che doveva rottamare tutto e svelarci il futuro. Sono stati gli uomini fondamentali nel percorso di riforme (poi ripetutamente bocciate dagli elettori e da chi controlla il rispetto delle regole) che Renzi rivendica come punto di partenza della sua prossima candidatura.
Insomma Renzi, che in questi giorni fa il puro che vuole epurare la sinistra, è stato a braccetto di questi qui. Nient’altro da aggiungere. Solo per ricordarsene.
Buon mercoledì.