Quando ho visto le mie professoresse del liceo con la maglietta arancione in piazza, ho pensato che sì, la cosa poteva davvero funzionare». Arturo Lorenzoni sorride quando ricorda l’entusiasmo delle sue insegnanti ormai in pensione da anni e poco interessate alla politica. Il caso Padova, emerso come felice eccezione (insieme a Lecce) nella disfatta generale del centro sinistra alle amministrative, è dovuto in buona parte a questo cinquantenne professore universitario (insegna Economia dell’Energia), candidato sindaco della Coalizione civica. L’esperienza veneta di rappresentanza politica nata dal basso, citata di sfuggita anche da Giuliano Pisapia nella reunion di Campo progressista dell’1 luglio, ha portato al successo un centrosinistra diverso dalla “formula tradizionale”, come ha fatto notare il filosofo Umberto Curi, anche lui mobilitato contro la Lega e il “sindaco sceriffo” Massimo Bitonci. «Nella città veneta è andata in scena una politica innovativa» scrive ancora Curi, fatta di tre elementi: i soggetti, il metodo e i contenuti. Coalizione civica è arrivata terza al primo turno ma – e qui sta la novità – non si è accontentata e ha fatto un apparentamento con l’altra lista civica del centrosinistra di Sergio Giordani, per cui al ballottaggio la Lega è stata battuta e i “civici” hanno ottenuto così 9 consiglieri, 4 assessori, con Lorenzoni vicesindaco.
L’exploit di Padova spicca in mezzo alla disfatta del Pd alla recente tornata elettorale. Qui un modello di democrazia partecipata ha fatto vincere un centrosinistra “non tradizionale”. L’artefice è l’economista Arturo Lorenzoni con la sua Coalizione civica.