«I nuovi naufragi con oltre 100 morti avvenuti negli ultimi giorni in “acque di competenza libica” potevano essere evitati» Lo scrive in una nota l’Asgi-Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione. «L’Unione Europea, e l’Italia in particolare – prosegue l’Asgi – ne portano la tremenda responsabilità morale». Il motivo è presto detto e facilmente intuibili. «L’area nella quale i tragici fatti si sono svolti è infatti un’area nella quale fino a poche settimane fa operavano le attività di ricerca e soccorso realizzate dalle organizzazioni umanitarie e dalle unità navali italiane». Come è noto, in luglio, queste attività sono progressivamente cessate sia a seguito delle pressioni esercitate dal governo italiano attraverso il cosiddetto “codice di condotta” elaborato dal ministro Minniti e imposto alle organizzazioni umanitarie, sia a seguito della proclamata competenza da parte della Libia della propria area SAR, comunque non riconosciuta dall’Organizzazione marittima internazionale delle Nazioni unite.
Secondo l’Asgi, «questa situazione ha costretto le organizzazioni umanitarie, già oggetto di incredibili campagne di denigrazione e delegittimazione, a ritirarsi dall’area di operazioni nella quale operavano. In violazione delle convenzioni internazionali sugli obblighi degli Stati nel predisporre misure adeguate a garantire il soccorso in mare, l’area di cosiddetta competenza libica è divenuta di fatto una sorta di “area di nessuno”, nella quale le attività di soccorso non vengono affatto garantite, come le stesse specifiche dinamiche del naufragio di cui si è venuti a conoscenza, con i pochi superstiti rimasti in balia del mare per giorni permettono di evidenziare con chiarezza». Va sottolineato, inoltre, «come non sia purtroppo possibile stabilire quante altre tragedie siano avvenute nelle settimane scorse e di cui l’opinione pubblica internazionale non è a conoscenza perché i singoli episodi, anche per dimensioni, sono stati facilmente occultati da parte di chi oggi precariamente controlla pezzi del territorio libico».