Arrivano al termine di viaggi che durano mesi, trascorsi in balìa di trafficanti di uomini, dopo aver attraversato il deserto e il lembo di mare che divide il nord Africa dall’Italia. E nel più completo disorientamento prendono contatto con una società del tutto ignota, del tutto diversa da come avevano imparato a “conoscerla” attraverso i social, le immagini delle tv satellitari o il passaparola di amici che ce l’hanno fatta prima di loro. Il cosiddetto viaggio della speranza è simile per tutti ma ogni migrante è diverso, ciascuno ha la propria storia. In queste pagine ne accenneremo alcune senza entrare nei particolari e utilizzando nomi e in qualche caso luoghi di fantasia, per tutelare l’incolumità dei “protagonisti” e quella dei loro familiari. Perché Amina, Ahmed, Youssuf sono fuggiti dai rispettivi Paese d’origine, in Medio Oriente e nell’Africa subsahariana, dopo essere sopravvissuti alle violenze più vili e insostenibili.
Non hanno solo visto morire davanti ai loro occhi la madre, la compagna, il compagno, i figli o i fratelli. Amina, Ahmed e Youssuf, «a casa loro» come direbbe qualcuno senza umanità, sono stati torturati e sottoposti ad atroci sofferenze. Vittime dell’integralismo religioso, dell’intolleranza, di persecuzioni politiche, ora si trovano a Roma, dove l’associazione Medici contro la tortura (Mct) nei suoi due ambulatori polifunzionali si sta occupando di rimarginare, laddove è possibile, le ferite psicofisiche e della richiesta di protezione internazionale, affinché l’Italia riconosca loro lo status di rifugiati. Cioè, il diritto d’asilo. «E qui da noi per loro è iniziato inaspettatamente un secondo calvario se possibile altrettanto violento», racconta a Left Enzo Ciccarini, medico reumatologo e componente del direttivo di Mct, puntando il dito contro la legge Minniti-Orlando sull’immigrazione, vale a dire contro le «disposizioni urgenti per l’accelerazione dei procedimenti in materia di protezione internazionale, nonché per il contrasto dell’immigrazione illegale».
La norma è entrata in vigore ad aprile ma per alcuni particolari aspetti in essa contenuti (di cui si parlerà più approfonditamente negli articoli successivi) è proprio in questi giorni che chi lavora a diretto contatto con i richiedenti asilo, trova conferma della natura discriminatoria e xenofoba del provvedimento, che tante volte sulle nostre pagine abbiamo denunciato nei mesi scorsi. «Al punto – spiega Ciccarini – che i legali dell’Asgi (l’associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione) a cui abbiamo chiesto una consulenza hanno messo in evidenza una serie di lesioni dei diritti di queste persone e chiari aspetti di incostituzionalità». Sono stati alcuni degli stranieri assistiti a far emergere la “notizia”, a fatica, durante i colloqui con psicologi o psichiatri. Avendo scoperto sulla propria pelle cosa significhi che non esiste più per loro, in quanto immigrati, con la nuova legge, la possibilità di ricorrere in appello dopo che…