Marco Cappato di nuovo in aula davanti alla Corte d’assise del Tribunale di Milano. Deve rispondere all’accusa di istigazione al suicidio, per aver accompagnato a morire in Svizzera nel febbraio scorso Dj Fabo. Fabio Antoniani, 40enne, era rimasto cieco e tetraplegico dopo un incidente in auto nel 2014. Il caso ha voluto che l’interrogatorio, voluto dal gip dopo la richiesta di archiviazione della pm, avvenisse proprio nei giorni in cui si sta discutendo al Senato – dopo otto mesi dall’approvazione alla camera con 326 voti favorevoli su 367 (20 aprile) – il ddl sul fine vita.
«Non ci rassegniamo e proseguiamo la battaglia», aveva dichiarato Marco Cappato a Left l’8 novembre scorso in riferimento alle 67mila firme raccolte per la legge di iniziativa popolare sull’eutanasia. È “presto” per l’eutanasia, ma si può sperare nel testamento biologico: il ddl in questione consiste in cinque articoli. Nello specifico: nessun trattamento sanitario può essere iniziato o proseguito se privo del consenso informato della persona interessata, si legge nell’articolo 1. Anche se, come dichiara a Left, Matteo Mainardi della giunta associazione Luca Coscioni e coordinatore della campagna “Eutanasia legale”, «al di là del disegno di legge in discussione, nell’ordinamento, il vincolo del consenso del paziente è posto, in primo luogo, dall’art. 32 della Costituzione che fissa il principio di volontarietà dei trattamenti sanitari. Analogamente, l’art. 3 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea prevede che, nell’ambito della medicina e della biologia, sia rispettato il consenso libero e informato della persona, secondo le modalità definite dalla legge». Nel caso di minori «Il consenso informato di cui all’articolo 1 è espresso dai genitori esercenti la responsabilità genitoriale o dal tutore o dall’amministratore di sostegno», recita l’articolo 2; particolare rilievo è dato al 3, sulle “Disposizioni anticipate di trattamento (Dat)”: «Ogni persona maggiorenne e capace di intendere e di volere, in previsione di una propria futura incapacità di autodeterminarsi può, attraverso disposizioni anticipate di trattamento, esprimere le proprie convinzioni e preferenze in materia di trattamenti sanitari nonché il consenso o il rifiuto rispetto a scelte terapeutiche e a singoli trattamenti sanitari ivi comprese le pratiche di nutrizione e idratazione artificiali». Il medico, nel suddetto caso, è esente da qualsiasi responsabilità civile o penale. Nell’articolo 4 si garantisce la “Pianificazione condivisa delle cure”, alla quale il medico è tenuto ad attenersi qualora il paziente venga a trovarsi nella condizione di non poter esprimere il proprio consenso o in una condizione di incapacità.
Rimane quindi escluso il caso di Dj Fabo: il 40enne morto lo scorso febbraio dopo un appello per una legge sul testamento biologico rivolto al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si era recato in Svizzera per effettuare il suicidio assistito. Secondo il ddl ora in discussione al Senato si potrebbe decidere volontariamente di sospendere le terapie andando incontro a un decesso lento e doloroso (per disidratazione e denutrizione ad esempio), ma non si potrebbero lenire il dolore e la sofferenza con una morte accompagnata. Siamo – per ora – molto lontani dal suicidio assistito: «La legge in discussione non entra in contatto con la disciplina dell’eutanasia e del suicidio assistito per cui l’associazione Luca Coscioni rimarrà impegnata anche durante la prossima legislatura», dichiara però Matteo Mainardi.
Ultim’ora in serata: Respinti tutti gli emendamenti sul #biotestamento. il 14 dicembre voto finale sulla legge. In attesa del voto definitivo del Senato, dalle 10.30 alle 13.30 l’associazione Coscioni scende in piazza Montecitorio con tutti i protagonisti della decennale campagna per le scelte di fine vita: oltre a Marco Cappato saranno presenti – tra gli altri -, Mina Welby , co-presidente Alc e moglie di Piergiorgio Welby e Chiara Rapaccini, compagna di Mario Monicelli.
Per «rafforzare i diritti dell’individuo e le libertà individuali».