Torna il Re. Evviva il Re.
Se servisse qualcosa di più per imbarbarire questo tempo di pericolose nostalgie ecco che il corpo freddo di Vittorio Emanuele III sbarca in Italia con tanto di volo di Stato, laborioso lavoro quirinalizio e quel solito silenzio fitto fitto come e si trattasse di chissà quale fondamentale attività diplomatica per il bene del Paese.
Ottant’anni dopo quindi rientra in Italia colui che controfirmò le leggi razziali e spalancò le porte al periodo più nero della nostra storia, come se fosse un monumento da esporre con malcelata soddisfazione.
Ha ragione il Presidente dell’Anpi Smuraglia a dire che “portare la salma in Italia con solennità e volo di Stato è qualcosa che urta le coscienze di chi custodisce una memoria storica. Urta con la storia di questo dopoguerra” e hanno ragione tutti coloro che ne ricordano le vigliacche gesta in vita.
Sarebbe curioso poi sapere (e capire) se la Corte dei Conti davvero non abbia nulla da eccepire sull’utilizzo di un velivolo dell’Aeronautica Militare e sarebbe curioso sapere se sia questo il modo migliore per festeggiare i 70 anni della nascita della Costituzione (o gli ottanta anni giusti giusti delle leggi razziali).
Ma il danno vero è l’aver dato ancora una volta voce ai suoi sudditi, quelli che sopravvivono e proliferano in questa Italia così terribilmente smemorata e che sono sempre troppo svegli per rincorrere qualsiasi fascinazione utile per rialzare la testa.
Perché il problema sono i sudditi. Mica il re.
Buon lunedì.