Ha tatuato sul braccio destro la matricola 75190: Liliana Segre è stata nominata senatrice a vita dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per «aver illustrato la Patria con altissimi meriti nel campo sociale». Sopravvissuta al campo di concentramento di Auschwitz, a quello di Malchow e alla marcia della morte, è stata liberata il primo maggio 1945, all’età di quindici anni. Ebrea, di famiglia laica, durante l’Olocausto ha perso il padre e i nonni paterni, uccisi ad Auschwitz rispettivamente il 27 aprile e il 3 giugno 1944.
Espulsa dalla scuola dopo l’entrata in vigore delle leggi razziali emanate da Mussolini nel 1938, prova a scappare in Svizzera. Fermata dalle guardie alla frontiera, viene arrestata con la famiglia l’11 dicembre a Selvetta di Viggiù, in provincia di Varese. Da qui, inizia la sua detenzione: Varese, Como e Milano. Dopo quaranta giorni nel carcere di Milano, viene deportata al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. Sette giorni di viaggio. Su 776 bambini italiani deportati nel più grande lager nazista, si salveranno in 25. Liliana Segre è una di loro. Dopo la liberazione è andata a vivere con i nonni materni, gli unici familiari sopravvissuti allo stermino nazifascista.
Dagli anni ’90 ad oggi, dopo un silenzio durato più di quarant’anni, Liliana Segre ha speso gran parte del suo tempo a parlare pubblicamente della sua esperienza, partecipando alla presentazione di film e libri. Nel 1997 ha fatto da testimone alla presentazione del film-documentario Memoria al Festival di Berlino; nel 2009 al film-documentario di Moni Ovadia. Nel 2015, con Enrico Mentana, pubblica per Rizzoli La memoria rende liberi. Due lauree honoris causa: una in Giurisprudenza, l’altra in Scienze pedagogiche. Il 29 novembre 2004 viene nominata dall’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, commendatore dell’Ordine al merito della Repubblica italiana.
Oggi, 87enne, è senatrice a vita. Per non dimenticare e tenere alta la guardia.