La situazione di crisi politica in cui si trova l’Italia negli ultimi giorni è drammatica e senza precedenti. Al momento di andare in stampa abbiamo saputo che c’è l’ipotesi di andare a votare a luglio per accelerare un processo che Mattarella ipotizzava durasse perlomeno 3 mesi. È evidente a chiunque che Salvini è riuscito in un’impresa incredibile. È riuscito a manipolare Di Maio e il Movimento 5 stelle e questo in fondo non era difficile data la voglia di governare del Movimento. Ma soprattutto è riuscito a prendere in contropiede il presidente della Repubblica e con ciò tutto quello che egli rappresenta, ossia le istituzioni e l’Italia intesa come Repubblica democratica e la sua popolazione. Il presidente della Repubblica infatti rappresenta la nazione intera e la sua unità. Non una parte o un’altra né tantomeno qualche ipotetico potere straniero o peggio ancora occulto. Mattarella ha dato ascolto ai due partiti che potevano formare una maggioranza parlamentare per formare un governo e votargli la fiducia. La prima enorme anomalia è stata il nome del presidente del Consiglio. Non certamente per il fatto che avesse qualche riga di troppo nel suo curriculum, peraltro impeccabile. Ma per il fatto che il premier non fosse un politico ma un tecnico. Enorme anomalia che rivela evidentemente quanto i Cinque stelle tenessero a governare: sono stati disposti a rinunciare al premier avendo il doppio dei parlamentari della Lega. Una strategia più accorta avrebbe consigliato a Di Maio, non potendo essere lui il premier, di mettere lui il veto a Salvini. Questo sì gli avrebbe mantenuto i consensi che ora sta in parte perdendo. Secondo errore strategico dei Cinque stelle ma perfettamente legato al primo: accettare il nome di Paolo Savona come ministro dell’Economia in presenza di un premier politicamente debolissimo. Savona che non ha mai nascosto, né mai smentito in alcun modo, i suoi piani di trattare con l’Europa basandosi sulla minaccia di un “piano B”, ossia l’uscita dall’euro, esplicitato in un dettagliato documento facilmente reperibile in rete. Né è servita a nulla la “letterina” scritta domenica 27 dallo stesso Savona. Nel testo non viene mai dichiarato di non volere uscire dall’euro ma solo di voler trattare con l’Europa, ossia un’ovvietà per chi aspira ad essere ministro dell’Economia. L’enorme problema rappresentato da Savona era un combinato disposto: un completo principiante in politica come primo ministro e un navigato tecnico molto esperto di politica come ministro dell’Economia che non avrebbe avuto alcun ostacolo a fare quello che voleva, senza alcun controllo. Con Di Maio premier, per quanto debole da un punto di vista di esperienza, sarebbe stata un’altra storia. Un premier indicato dal 34% di elettori ha una forza di indirizzo enorme e in nessun modo comparabile con quella di un primo ministro tecnico. Ma forse va cercato nel “contratto” il primo errore di Di Maio. Perché mai sottostare ad una trattativa con la Lega quando si ha il doppio di voti? Un enorme errore di ingenuità politica! Salvini ha avuto gioco facile a “rigirare come un calzino” il povero Di Maio. E viene il sospetto che non volesse veramente farlo il governo. Perché altrimenti avrebbe accettato un compromesso, peraltro con un nome che era quello di un suo fedelissimo. Anche perché se la reale intenzione di Salvini è quella di uscire dall’euro non c’è alcun bisogno di avere come ministro Paolo Savona. Né tantomeno c’è bisogno di Savona ministro per discutere veramente con l’Europa. Come se un singolo ministro, per di più tecnico, faccia la differenza nella realizzazione del programma di governo! Ora il problema è diventato un non detto: nel mondo è diventato ovvio che Lega e Cinque stelle vogliono l’uscita dall’euro. E che le prossime elezioni saranno un referendum pro o contro l’euro. Una Italexit. Lega e Cinque stelle marciano sulla teoria del complotto dei mercati controllati dai tedeschi e dalla Ue che vogliono imporci di fare quello che dicono loro ovvero che siamo una nazione a sovranità limitata e che quindi questi incredibili cattivoni non volevano il “governo del cambiamento”. Non possono quindi dire “non è vero vogliamo rimanere nell’euro” perché perderebbero immediatamente il voto plebiscitario che prevedono di avere. L’incertezza sul futuro si traduce immediatamente in sfiducia. Prima di tutto dei mercati che reagiscono subito. Ma si può poi propagare, come è già successo nel 2011, al sistema economico in generale. È questo il grande pericolo che Mattarella voleva evitare. È una questione di realtà di vita di tutti, non è un complotto dei mercati, né una questione politica. È una questione di realtà. In tutto ciò Renzi e quel che resta del Pd continuano a vivere in una realtà parallela, sconnessi dalla realtà vera. Renzi è convinto che gli elettori che non lo hanno votato torneranno dal lui, capiranno che lui aveva ragione. Non funziona così. Il Pd continuerà a perdere. Perché gli elettori di sinistra sono mediamente persone a cui piace comprendere il motivo di quello che accade, anche in politica. E certamente sanno bene e non dimenticano che Renzi è colui che ci ha portato in questo gran pasticcio che in qualche modo era esattamente quello che lui voleva. Il “tanto peggio tanto meglio” che non serve a nessuno. Il resto della sinistra è sbandato, non sa come orientarsi. È in crisi di certezze.  L’idea propagandata dalla Lega che “Savona avrebbe saputo farsi valere in Europa” e che Mattarella ha attentato alla democrazia è stata accolta come vera da tante, tantissime persone di sinistra. Troppi si sono fatti abbindolare da una narrazione falsa e molto pericolosa per la nostra democrazia. Sembra una crisi di rapporto con la realtà, non si capisce più cosa sia vero e cosa no, cosa sia pericoloso e cosa no. Cari compagni, aprite gli occhi! State commettendo un errore madornale. Non esistono complotti se non quello della Lega per farvi credere che Mattarella è manipolato e che siamo tutti nelle mani dei tedeschi. Ma chi vi manipola sono i leghisti o i Cinque stelle (quello che preferite) quando credete che i problemi dell’Italia siano risolvibili in pochi mesi, grazie a facili ricette da realizzare in pochi mesi. Mattarella ha applicato una Costituzione nata dopo il fascismo. Nell’esercizio perfettamente corretto delle sue funzioni ha fermato la nomina di un ministro che poteva avere un significato dirompente per tutti. Non per i poteri forti o poteri deboli o poteri inesistenti. Per tutti.  Nel nostro Paese la democrazia è regolata dalla Costituzione che va rispettata, anche nelle sue parti che sembrano più oscure. Se non si capisce è meglio sospendere il giudizio e aspettare di capire di più. Una sola cosa, molto semplice, va capita e ricordata: il Presidente della Repubblica rappresenta tutti. Nessuno escluso. [su_divider style="dotted" divider_color="#d3cfcf"]

L'editoriale di Matteo Fago è tratto da Left in edicola

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La situazione di crisi politica in cui si trova l’Italia negli ultimi giorni è drammatica e senza precedenti. Al momento di andare in stampa abbiamo saputo che c’è l’ipotesi di andare a votare a luglio per accelerare un processo che Mattarella ipotizzava durasse perlomeno 3 mesi. È evidente a chiunque che Salvini è riuscito in un’impresa incredibile. È riuscito a manipolare Di Maio e il Movimento 5 stelle e questo in fondo non era difficile data la voglia di governare del Movimento. Ma soprattutto è riuscito a prendere in contropiede il presidente della Repubblica e con ciò tutto quello che egli rappresenta, ossia le istituzioni e l’Italia intesa come Repubblica democratica e la sua popolazione. Il presidente della Repubblica infatti rappresenta la nazione intera e la sua unità. Non una parte o un’altra né tantomeno qualche ipotetico potere straniero o peggio ancora occulto. Mattarella ha dato ascolto ai due partiti che potevano formare una maggioranza parlamentare per formare un governo e votargli la fiducia.

La prima enorme anomalia è stata il nome del presidente del Consiglio. Non certamente per il fatto che avesse qualche riga di troppo nel suo curriculum, peraltro impeccabile. Ma per il fatto che il premier non fosse un politico ma un tecnico. Enorme anomalia che rivela evidentemente quanto i Cinque stelle tenessero a governare: sono stati disposti a rinunciare al premier avendo il doppio dei parlamentari della Lega. Una strategia più accorta avrebbe consigliato a Di Maio, non potendo essere lui il premier, di mettere lui il veto a Salvini. Questo sì gli avrebbe mantenuto i consensi che ora sta in parte perdendo. Secondo errore strategico dei Cinque stelle ma perfettamente legato al primo: accettare il nome di Paolo Savona come ministro dell’Economia in presenza di un premier politicamente debolissimo. Savona che non ha mai nascosto, né mai smentito in alcun modo, i suoi piani di trattare con l’Europa basandosi sulla minaccia di un “piano B”, ossia l’uscita dall’euro, esplicitato in un dettagliato documento facilmente reperibile in rete. Né è servita a nulla la “letterina” scritta domenica 27 dallo stesso Savona. Nel testo non viene mai dichiarato di non volere uscire dall’euro ma solo di voler trattare con l’Europa, ossia un’ovvietà per chi aspira ad essere ministro dell’Economia.

L’enorme problema rappresentato da Savona era un combinato disposto: un completo principiante in politica come primo ministro e un navigato tecnico molto esperto di politica come ministro dell’Economia che non avrebbe avuto alcun ostacolo a fare quello che voleva, senza alcun controllo. Con Di Maio premier, per quanto debole da un punto di vista di esperienza, sarebbe stata un’altra storia. Un premier indicato dal 34% di elettori ha una forza di indirizzo enorme e in nessun modo comparabile con quella di un primo ministro tecnico. Ma forse va cercato nel “contratto” il primo errore di Di Maio. Perché mai sottostare ad una trattativa con la Lega quando si ha il doppio di voti? Un enorme errore di ingenuità politica! Salvini ha avuto gioco facile a “rigirare come un calzino” il povero Di Maio. E viene il sospetto che non volesse veramente farlo il governo. Perché altrimenti avrebbe accettato un compromesso, peraltro con un nome che era quello di un suo fedelissimo. Anche perché se la reale intenzione di Salvini è quella di uscire dall’euro non c’è alcun bisogno di avere come ministro Paolo Savona. Né tantomeno c’è bisogno di Savona ministro per discutere veramente con l’Europa. Come se un singolo ministro, per di più tecnico, faccia la differenza nella realizzazione del programma di governo!

Ora il problema è diventato un non detto: nel mondo è diventato ovvio che Lega e Cinque stelle vogliono l’uscita dall’euro. E che le prossime elezioni saranno un referendum pro o contro l’euro. Una Italexit. Lega e Cinque stelle marciano sulla teoria del complotto dei mercati controllati dai tedeschi e dalla Ue che vogliono imporci di fare quello che dicono loro ovvero che siamo una nazione a sovranità limitata e che quindi questi incredibili cattivoni non volevano il “governo del cambiamento”. Non possono quindi dire “non è vero vogliamo rimanere nell’euro” perché perderebbero immediatamente il voto plebiscitario che prevedono di avere. L’incertezza sul futuro si traduce immediatamente in sfiducia. Prima di tutto dei mercati che reagiscono subito. Ma si può poi propagare, come è già successo nel 2011, al sistema economico in generale. È questo il grande pericolo che Mattarella voleva evitare. È una questione di realtà di vita di tutti, non è un complotto dei mercati, né una questione politica. È una questione di realtà. In tutto ciò Renzi e quel che resta del Pd continuano a vivere in una realtà parallela, sconnessi dalla realtà vera. Renzi è convinto che gli elettori che non lo hanno votato torneranno dal lui, capiranno che lui aveva ragione.

Non funziona così. Il Pd continuerà a perdere. Perché gli elettori di sinistra sono mediamente persone a cui piace comprendere il motivo di quello che accade, anche in politica. E certamente sanno bene e non dimenticano che Renzi è colui che ci ha portato in questo gran pasticcio che in qualche modo era esattamente quello che lui voleva. Il “tanto peggio tanto meglio” che non serve a nessuno. Il resto della sinistra è sbandato, non sa come orientarsi. È in crisi di certezze.  L’idea propagandata dalla Lega che “Savona avrebbe saputo farsi valere in Europa” e che Mattarella ha attentato alla democrazia è stata accolta come vera da tante, tantissime persone di sinistra. Troppi si sono fatti abbindolare da una narrazione falsa e molto pericolosa per la nostra democrazia. Sembra una crisi di rapporto con la realtà, non si capisce più cosa sia vero e cosa no, cosa sia pericoloso e cosa no. Cari compagni, aprite gli occhi! State commettendo un errore madornale. Non esistono complotti se non quello della Lega per farvi credere che Mattarella è manipolato e che siamo tutti nelle mani dei tedeschi. Ma chi vi manipola sono i leghisti o i Cinque stelle (quello che preferite) quando credete che i problemi dell’Italia siano risolvibili in pochi mesi, grazie a facili ricette da realizzare in pochi mesi. Mattarella ha applicato una Costituzione nata dopo il fascismo. Nell’esercizio perfettamente corretto delle sue funzioni ha fermato la nomina di un ministro che poteva avere un significato dirompente per tutti. Non per i poteri forti o poteri deboli o poteri inesistenti. Per tutti.  Nel nostro Paese la democrazia è regolata dalla Costituzione che va rispettata, anche nelle sue parti che sembrano più oscure. Se non si capisce è meglio sospendere il giudizio e aspettare di capire di più. Una sola cosa, molto semplice, va capita e ricordata: il Presidente della Repubblica rappresenta tutti. Nessuno escluso.

L’editoriale di Matteo Fago è tratto da Left in edicola


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