Nell’inesistente opposizione all’interno del Parlamento verso il governo Conte (con il partito democratico che ancora ci deve degnare di un’analisi della sconfitta delle ultime elezioni amministrative, fate pure con calma, e con la sinistra concentrata a decidere se farsi partito o qualche nugolo di partiti) appare scontata la decisione di deridere il cosiddetto decreto dignità che il ministro Di Maio sta licenziando in queste ore (approvato nella notte al Cdm Ndr). Il vecchio trucco di considerare i provvedimenti in base al proponente e non in base all’efficacia (e poi chiamano populismo quando sono gli altri a farlo) sembra un vizio difficile da estirpare.
Eppure si potrebbe dire (anzi, si dovrebbe dire) che le misure per il contrasto alla delocalizzazione (soprattutto di quelle imprese che si intascano aiuti di Stato per poi traslocare) e le misure per il contrasto alla ludopatia siano provvedimenti che in Italia si aspettano da anni. Possono essere riforme migliorabili certo, chi di noi non lo è ogni giorno tutti i giorni nelle cose che facciamo, ma decidere di sfasciarle per mero calcolo elettorale è il modo migliore per fare del male al Paese. E all’opposizione.
I nemici, forse, in questo caso sono i soliti imprenditori corsari che frignano ogni volta che gli si chiede di applicare diritti e di rispondere delle proprie responsabilità (del resto siamo il Paese dei capitalisti senza capitali che sulle spalle degli aiuti di Stato vorrebbero anche impartirci lezioni sul lavoro) oppure le aziende del gioco d’azzardo che stanno usando la solita litania del proibizionismo come se i costi sociali della ludopatia fossero un’invenzione di qualche buontempone. Loro sono gli avversari, non Di Maio. Non ora. Non su questi argomenti.
E se è vero che quello è il Paese delle fake news che diventano virali è altresì vero che un bel pezzo di Paese sa ancora riconoscere la serietà di chi fa politica non solo per demolire l’avversario. Avere un ruolo importante nel miglioramento di (buone) azioni di governo potrebbe perfino dare l’impressione che esista un’opposizione. Di dignità. Pensateci.
Buon martedì.