Alla fine è la frenesia che contraddistingue gli sciacalli: non è questione di fame, è quesitone di voracità, di togliere cibo agli altri più che alimentare se stesso, di essere frastornato dal bisogno di rovistare tra i rifiuti sentendosi furbo nel lucrare sulla fatica degli altri. Del resto mentre i poveri traggono piacere dal mangiare, i potenti godono nell’avere fame.
Il tweet di Salvini sugli arresti di ieri (e soprattutto sui nigeriani così utili alla sua propaganda) ne è un caso eclatante: preso dalla foga di twittare, convinto che annunciarlo per primo fosse il modo migliore per intestarsi una vittoria (non sua), il ministro dell’inferno ha aperto i suoi sfinteri social rischiando addirittura di compromettere l’operazione.
«Ci si augura che, per il futuro, il ministro dell’Interno eviti comunicazioni simili a quella sopra richiamata o voglia quanto meno informarsi sulla relativa tempistica al fine di evitare rischi di danni alle indagini in corso», ha detto ieri il procuratore capo di Torino Armando Spataro. E non solo: «In relazione ai soli fatti di Torino – ha scritto Spataro – il Procuratore della Repubblica osserva che, al di là delle modalità di diffusione, la notizia in questione: è intervenuta mentre l’operazione era (ed è) ancora in corso con conseguenti rischi di danni al buon esito della stessa; la polizia giudiziaria non ha fermato “15 mafiosi nigeriani”, ma sta eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare emessa, su richiesta della Dda di questo Ufficio, dal Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Torino. Il provvedimento restrittivo non prevede per tutti gli indagati la contestazione della violazione dell’art. 416 bis c.p.; coloro nei cui confronti il provvedimento è stato eseguito non sono 15 e le ricerche di coloro che non sono stati arrestati è ancora in corso».
In sostanza Salvini, preso dalla foga adolescenziale di nutrire i social e la propaganda, ha finito per dare una notizia sbagliata nei modi e anche nei contenuti. Non male, per un ministro che dovrebbe occuparsi della sicurezza pubblica. Chapeau.
È tutto? No. Il ministro dell’inferno, piuttosto che scusarsi, ha pensato bene di esporre al linciaggio il procuratore capo di Torino invitandolo ad andare “in pensione” e spiegandoci che il suo tweet voleva semplicemente essere un ringraziamento verso chi si è occupato dell’operazione. Quindi, se ci pensate, anche lo stesso Spataro dileggiato.
Basta? No, non andate via. Gli occhi attenti di Antivirus (un collettivo che si occupa di debunking e controinformazione) hanno ritrovato un’intervista a Matteo Salvini del febbraio di tre anni fa in cui il ministro dell’inferno dichiarava, riferendosi a Alfano: «Un ministro dell’Interno che twitta su indagini in corso non merita neppure un commento. Il fatto in sé la dice tutta sul quel personaggio lì».
Ecco tutto. Sipario.
Buon mercoledì.