A proposito delle cose che succedono a casa loro arriva questa notizia che rincuora, e noi abbiamo bisogno di rincuorarci per credere nella giustizia del mondo e dell’uomo, e che quando l’ho letta mi si è allargato il cuore. Cinquemila indios ecuadoriani delle tribù Waorani sono riusciti a fermare lo sfruttamento petrolifero delle foreste in cui vivono, circa 200mila ettari di Amazzonia. Lo so sembra incredibile detto così eppure non hanno fatto altro che manifestare, alzare la voce, provare a fare in modo che il mondo si interessasse di queste notizie che sembrano non interessare a nessuno e che invece stabiliscono (o meglio, ristabiliscono) le regole del mondo.
La Corte suprema dell’Ecuador, con una sentenza quasi inaspettata ha stabilito che nessuno ha il diritto di impiantare giacimenti petroliferi nei terreni delle tribù senza prima interpellarli e senza coinvolgerli. Tutt’altro rispetto alle guerre poco democratiche o alle esportazioni di democrazia che in nome del dio petrolio infiammano di conflitti l’Africa, sì l’Africa, di quelli che poi vengono da noi per scappare da tracimazioni che hanno sempre radici capitalistiche occidentali.
I Waorani hanno attraversato la giungla a piedi e in canoa per andare ad ascoltare la sentenza e le foto dei festeggiamenti sono una carezza sul cuore. Non si tratta solo della vittoria di Davide contro Golia ma si tratta dell’affermazione di un principio che se fosse applicato dappertutto ridisegnerebbe la geografia del mondo e soprattutto risolverebbe molto di più il problema delle migrazioni, più di tanti decreti, decreti bis o decreti tris.
La consapevolezza che anche noi siamo predoni in terra d’altri e poi non vogliamo occuparci delle conseguenze è uno dei punti fondamentali di questo tempo in cui un intero continente si ritrova a scappare dalla fame e dal piombo e chiede all’Europa di restituire il maltolto di secoli di razzie economiche che hanno lasciato macerie dappertutto.
«Siamo guerrieri – dichiara il loro capo tribù – Prima combattevamo con le frecce, adesso lo facciamo con la penna». E in fondo è quello che facciamo, proviamo a fare ci impegniamo a fare, ci sforziamo di fare ogni giorno: provare a combattere con la penna. Perché “nessuna giungla sia in vendita”.
Buon martedì.