Intervista a Lorenzo Balbi, il direttore artistico del MAMbo (Museo d'Arte Moderna di Bologna Istituzione Bologna Musei)

Cosa succederà al mondo dell’arte nel momento in cui sara passata l’emergenza Covid-19 e riapriranno gli studi degli Artisti, i Musei, le Fondazioni, gli spazi no-profit, le gallerie private, le fiere d’arte?

Ci sarà stato un cambiamento della fruizione dell’arte, soprattutto di quella contemporanea? Si riuscirà a sostenere anche gli Artisti visivi e performativi che creano la bellezza, ma che nonostante questo sono senza Albo professionale e senza Associazioni di categoria e con difficoltà troveranno accesso alle misure governative di sostentamento?

Gli artisti si ritroveranno ad affrontare senza strumenti un’economia globale malmessa che difficilmente li considererà degni di tutela, questione con cui anche le gallerie private, curatori e direttori di Musei dovranno fare i conti. Si può sperare, come è successo in passato, che dopo una mostruosa crisi segua una grande ripresa economica, ma le riprese economiche non avvengono da sole. Gli addetti ai lavori dell’arte stanno cercando una “cura” che oltre alla guarigione possa strutturare anticorpi?

Lorenzo Balbi, il direttore artistico del MAMbo (Museo d’Arte Moderna di Bologna Istituzione Bologna Musei) risponde ai quesiti di Alessio Ancillai

Non penso sia retorico dire che nulla sarà come prima e che cominceremo presto a etichettare avvenimenti e eventi con “prima” o “dopo” emergenza coronavirus. Chi, come noi, si occupa di iniziative e progetti pensati per un pubblico dovrà tenere conto di una realtà profondamente mutata da un evento che cambierà radicalmente il nostro modo di stare insieme, di condividere uno spazio, di vivere un luogo pubblico. La sfida dei musei alla riapertura sarà reagire con progettualità mirate e metodi di fruizione degli spazi pensati per questa nuova condizione anche alla luce di un contesto economico che sarà certamente differente da quello precedente la crisi.

Un buon “test”, una simulazione plausibile e significativa di quanto ci aspetta l’abbiamo avuto in alcune regioni con l’apertura provvisoria e contingentata di qualche settimana fa. Dopo una prima settimana di chiusura degli spazi museali, infatti, in alcune regioni -fra cui l’Emilia-Romagna- si è deciso di riaprire i musei con accesso calmierato e prodotti disinfettanti e protettivi a disposizione del pubblico e di operatori prima di procedere dalla settimana successiva, con tutto il resto d’Italia, alla serrata generale. In quella particolare settimana abbiamo registrato una sensibile diminuzione del numero dei visitatori, il quasi azzeramento dei visitatori stranieri, un’attenzione completamente diversa alla disponibilità dei sistemi di tutela individuale oltre a un comprensibile mutato comportamento dei visitatori e degli operatori nelle sale nei confronti delle altre persone. Penso che dovremo ripartire da questa consapevolezza: non basterà riaprire, dovremo capire che le persone cambieranno il loro modo di frequentare gli spazi pubblici e avranno un diverso atteggiamento nei confronti degli estranei e delle dotazioni e modalità di visita dei luoghi che visiteranno.

La programmazione espositiva precedente alla crisi non può essere considerata ancora valida: era stata pianificata seguendo presupposti tematici e progettuali, disponibilità economiche e sensibilità del pubblico completamente diverse. Dovremo quindi ripartire e riprogettare tutto da capo, cogliendo questa situazione come un’opportunità per ripartire in modo diverso e con un occhio a quanto si sta sperimentando in queste settimane sul web. Non credo che necessariamente l’offerta dei contenuti digitali sulle varie piattaforme on-line da parte dei musei aumenterà. Non dimentichiamoci che i musei sono prima di tutto dei luoghi fisici, custodi di opere e di mostre che sono pensate per essere visitate di persona. Dopo la riapertura si dovrà quindi ricominciare a focalizzare l’attenzione sul portare il pubblico a frequentare degli spazi, a mettersi in relazione anche fisica con le opere. Quello che potrebbe cambiare è l’atteggiamento rispetto certe metodologie di comunicazione dei contenuti all’esterno, soprattutto verso un pubblico più attento alla presenza e all’attività dei musei sul web.

Nel nostro caso il MAMbo ha reagito alla chiusura con due iniziative: dapprima lo streaming live dell’opera Bonjour di Ragnar Kjartansson attualmente allestita nella mostra AGAINandAGAINandAGAINand, poi con lo sviluppo del format 2minutidiMAMbo con interventi quotidiani di artisti, curatori, critici, musicisti ed altri appassionati che in brevi video -della durata di una canzone- ampliano i contenuti delle mostre e delle collezioni ora non visitabili dal vivo. Tutti questi contenuti sono visibili sul sito del museo e sul nostro canale YouTube.

Ho sempre pensato a queste iniziative come ideale proseguimento dell’attività del museo verso il pubblico esterno, come segno di presenza ma anche come messaggio di normalità verso l’interno. Un museo è principalmente costituito da persone che in questi giorni hanno bisogno di esprimersi, di avere nuove sfide e progetti da sviluppare. Mi auguro che questi format possano continuare anche una volta riaperto il museo ma non lo vedo come un obbligo: un museo deve anche dimostrare di essere capace di adattare la propria proposta al contesto in cui si trova.

La ripresa delle attività così come la pianificazione di un nuovo programma dipenderanno anche da un’analisi della situazione economica delle istituzioni culturali dopo una crisi che ha accentrato -giustamente- tutte le finanze pubbliche disponibili al contrasto del contagio e alle cure mediche. Da un lato si dovrà tenere conto di disponibilità economiche inferiori con le quali si dovrà garantire l’apertura delle strutture, la conservazione delle opere, le spese del personale… dall’altro si spera in un “rimbalzo”, nella voglia delle persone di ricominciare ad uscire, a vedere una mostra, a fruire di un contenuto culturale, al necessario rilancio del turismo. Spero che questo effetto possa essere accompagnato da una voglia di investimento da parte delle istituzioni statali, comuni, regioni e ministero, un aiuto non solo economico ma anche di agevolazioni amministrative, di facilitazioni nello stabilire collaborazioni fruttuose tra enti culturali in modo anche da attirare risorse private.

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