Eredi della colonizzazione inglese nel controllo e nell’utilizzazione del territorio nordamericano, gli Stati Uniti si svilupparono grazie alla sottrazione delle terre dei nativi americani e allo sfruttamento del lavoro degli schiavi africani. Per operare nella maniera più efficace, questo meccanismo di duplice appropriazione di regioni geografiche e manodopera necessitò di una forte coesione della popolazione di ascendenza europea. La compattezza dei bianchi fu conseguita stimolando il senso di superiorità, il disprezzo, la paura e l’odio nei confronti di chi era diverso per il colore della pelle. Nel Sud quest’ultimo sentimento servì anche a inibire la possibile empatia con gli schiavi da parte dei bianchi che non ne possedevano, impedendo alleanze trasversali che minacciassero il potere dei grandi piantatori.
L’odio definì in genere l’atteggiamento dei bianchi verso i neri dove la schiavitù era legale. Determinò non solo la brutalità e le vessazioni sugli schiavi, ma anche la sproporzione delle punizioni. Nel South Carolina, ad esempio, gli schiavi fuggiaschi, se catturati, venivano evirati; alle schiave, invece, erano amputate le orecchie. Nat Turner, leader di una rivolta di schiavi in Virginia nel 1831, non fu semplicemente giustiziato: venne impiccato, decapitato, sventrato e squartato. La repressione si abbatté pure su donne e bambini afroamericani estranei alla sommossa, provocando circa 200 vittime. Nel corso della guerra civile, le truppe confederate di norma non prendevano prigionieri tra i soldati neri nordisti. Nel caso più efferato, il 12 aprile 1864, l’intera guarnigione afroamericana di Fort Pillow fu massacrata dopo essersi arresa.
Tali episodi attestano anche che a suscitare l’odio dei bianchi furono specialmente i neri che non accettavano di farsi opprimere e si ribellavano alla condizione in cui erano relegati. Pertanto, dopo l’abolizione della schiavitù nel 1865, l’ostilità verso gli afroamericani non diminuì, ma si accrebbe, indirizzandosi in particolare contro coloro che rivendicavano la pienezza dei diritti di persone libere e non volevano…
Stefano Luconi è professore associato di Storia degli Stati Uniti d’America all’Università di Padova. Per Le Monnier Università è autore del saggio La «nazione indispensabile». Storia degli Stati Uniti dalle origini a Trump (2020)
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