Trasportando sulla Terra due kg circa di campioni lunari, la capsula di rientro della sonda cinese Chang’e-5 è atterrata con successo in Mongolia Interna. Accadeva lo scorso 16 dicembre. A 48 anni dalla fine del programma statunitense Apollo, e a 44 dal lancio della sonda sovietica Luna24 – l’ultima missione robotica adibita al trasporto di un carico lunare -, la Cina è così divenuta la terza nazione a trasferire sul nostro pianeta alcuni frammenti di rocce seleniche. Il rientro della capsula cinese, avvenuto tramite una complessa manovra di skip reentry – un movimento “a salti”, in grado di rallentare il modulo facendolo rimbalzare sull’atmosfera terrestre – ha rappresentato il punto d’arrivo di un percorso di esplorazione dell’ambiente lunare estremamente complesso e articolato, la cui riuscita ha confermato le grandi capacità tecnologiche raggiunte dal Paese negli ultimi decenni.
In un anno particolarmente complicato come quello appena trascorso però, tale successo ha garantito alla Cina anche un cospicuo ritorno in termini di prestigio, potenziando il capitale politico del Partito alla guida del Paese: in un momento in cui il mondo occidentale è ancora impegnato nella difficile gestione della pandemia, la Repubblica popolare cinese (Rpc) è invece uscita da tempo dall’emergenza che l’aveva colta nei primi mesi dell’anno, proseguendo lungo la strada dell’avanzamento tecnologico, anche in ambito aerospaziale. Proprio a dispetto dei Paesi occidentali, le cui attività astronautiche hanno subito diversi ritardi e rallentamenti, i progetti spaziali portati avanti dalla Cina senza apparenti intoppi sono stati sapientemente impiegati dalla propaganda ufficiale come ulteriore prova delle grandi capacità del Partito e come strumento in grado di rafforzare il sentimento patriottico della comunità nazionale.
Con i lanci effettuati nel corso del 2020, infatti, la Cina sembra aver…
Leggilo subito online o con la nostra App
SCARICA LA COPIA DIGITALE