E se ci silenziassimo tutti? Immaginate il mondo per una giornata o una settimana, senza musica, senza cinema, senza teatro, senza mostre, senza danza, senza poesia. Completamente spenti. Non funzionanti Spotify, Netflix, Youtube, tv e radio muti, solamente dibattiti e talk show… Come sarebbe? Forse ci si renderebbe conto del silenzio assordante che questo provoca nella nostra quotidianità e capiremmo che peso e che importanza ha la cultura nella nostra vita e forse anche noi riusciremmo ad uscire dall’invisibilità.
È passato un anno, e insieme alle giuste e indiscusse esigenze di sanità e sicurezza serpeggia ancora un pensiero alterato, falso, su un settore che oltre ad essere stato danneggiato da un arresto delle attività, è stato svilito e messo in ginocchio dall’indifferenza, dalla superficialità e da una mentalità miope che ha fatto più danni dello stesso fermo economico e lavorativo. Ha tolto speranze, sfiancato, depotenziato, indebolito una delle colonne portanti di qualsiasi società cosiddetta civile, e cioè il mondo artistico-culturale. Qualcuno potrebbe interpretare questa azione come una negazione o ancor peggio un annullamento. Lascio agli esperti la valutazione. Io da artista, musicista, dopo un anno di resistenza, mi trovo a interrogarmi insieme a tante altre persone su cosa ne sarà di noi… perché, per fortuna, è ormai certo che con la vaccinazione ne usciremo e speriamo accada presto, certamente riprenderemo questa estate a fare piccole cose, ma quale sarà lo scenario su cui ci affacceremo finita la pandemia? Quali saranno le opportunità che verranno offerte? Quale spazio verrà dato ai progetti alternativi, non legati alla logica dell’evento?
In tutto questo anno abbiamo lavorato ai tavoli per elaborare delle proposte su tutele, indennità e su quello che è il riconoscimento del nostro essere lavoratori. Ma qui vorrei evidenziare un…
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