Dopo più di un anno di pandemia la tutela di coloro che restano più indietro di altri è diventata un’emergenza nell’emergenza. La deprivazione sta facendo venire a galla condizioni di fragilità da comportamenti sociali una volta improntati alla dignità, alla tutela dell’immagine della propria persona e della propria famiglia.
Le disuguaglianze aumentano come mai si era visto in tempi recenti. Le stime preliminari dell’Istat per il 2020 evidenziano come l’incidenza della povertà assoluta abbia raggiunto un livello mai registrato dal 2005. Sono, infatti, circa 5,6 milioni le persone che vivono in condizioni di povertà assoluta, quelle che non consentono di avere condizioni di vita accettabili.
E mentre la povertà avanza e colpisce un milione di individui in più rispetto all’anno precedente, diminuisce la capacità di effettuare una serie sempre più ampia di attività: dal pagamento delle bollette e dell’affitto, al pagamento delle spese mediche fino all’acquisto di beni di primaria necessità.
«Nel 2020, l’incidenza di povertà assoluta passa dal 4,9% al 6% tra le famiglie composte solamente da italiani, dal 22% al 25,7% tra quelle con stranieri, che conoscono una diffusione del fenomeno molto più rilevante e tornano ai livelli del 2018», è quanto si legge sulle stime dell’Istat.
Sono diverse le dinamiche economiche che portano ad uno stato di povertà, assoluta o relativa per una famiglia, tuttavia l’immediata ricaduta è quella dell’esclusione sociale determinata da processi in cui interagiscono problemi socio-economici, culturali ed istituzionali.
L’esclusione sociale è legata sia a questioni economiche, che di mancato accesso a servizi e risorse di vario tipo.
Le misure di sostegno al reddito non riescono a contenere l’emergenza nell’emergenza di cui parlavamo in apertura. Quella legata alla pandemia da Covid-19, che ha generato nuovi poveri e ha spinto nell’abisso gli ultimi tra gli ultimi.
E, mentre la proposta del numero uno dell’Inps, Pasquale Tridico, di estendere il reddito di cittadinanza «alle famiglie numerose e agli immigrati», ha scatenato l’ira di chi ritiene che la fame sia più forte nello stomaco di un italiano che in quello di una persona immigrata e non vede che le implicazioni per la collettività sono le stesse, quale che sia la nazionalità dei nuovi vulnerabili che abitano il nostro Paese, aumentano quotidianamente le situazioni di profondo isolamento, di stigma e sofferenza, soprattutto in quelle case non case in cui dimora chi non ha altro che il proprio corpo da…
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Gli autori: Francesco Aureli e Maura Pisciarelli, tra le diverse attività in cui sono impegnati lavorano per Sanità di frontiera, un’Associazione senza scopo di lucro che realizza interventi nei settori del contrasto alle diseguaglianze
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