Le detenzioni e gli arresti delle attiviste e degli attivisti del movimento politico curdo in Turchia, in particolare del movimento delle donne curde, delle solidali e delle militanti di sinistra, ricordano il processo di “caccia alle streghe” iniziato nel XVI secolo in Europa e continuato fino al XVIII secolo, in cui milioni di donne furono brutalmente assassinate sulla base del fatto che erano considerate “streghe”. «La persecuzione delle streghe non era l’oscura, irrazionale, segreta reliquia del Medioevo, ma la manifestazione della nascente società moderna», dice Maria Mies (sociologa, docente universitaria e attivista).
Lo sfruttamento del lavoro delle donne, e dei loro corpi con la caccia alle streghe, l’esclusione dalla vita economica e sociale, e la denominazione di “stregoneria” di tutto ciò che facevano le donne nel campo della scienza, rappresentavano un’espressione dell’istituzionalizzazione del sistema di dominio maschile e dell’eliminazione dell’attività femminile in campo sociale, economico e politico. Come affermato sempre da Maria Mies esiste un legame diretto tra il massacro delle “streghe” e la professionalizzazione della legge.
La repressione del regime di Erdoğan contro le forze democratiche in Turchia, con l’oppressione dei curdi, dei movimenti di sinistra, delle donne e degli ecologisti, attraverso processi, arresti e detenzioni, ricorda proprio la caccia alle streghe e il loro massacro. Coloro che venivano chiamate “streghe” nel Medioevo oggi vengono definite “terroriste”. Tale termine ha un significato talmente ampio in Turchia che praticamente chiunque non obbedisce e non si allinea al potere è passibile di essere definito “terrorista”. Concetti come democrazia, diritti umani, uguaglianza, libertà, pace, sono utilizzati al di fuori del loro senso reale con il solo scopo di proteggere gli interessi del potere, per occultare quello che in realtà fa il governo e per nascondere le sue bugie. L’indipendenza della giustizia rappresenta solo una vuota retorica che copre il vero legame di subordinazione al governo.
Il fatto di non aver preso in considerazione la decisione della Corte europea dei diritti dell’uomo che intimava di rilasciare i rappresentati dell’opposizione curda arrestati per motivi politici, dimostra la morte della giustizia turca.
Il potere giudiziario indipendente, che è un elemento indispensabile della società democratica, è purtroppo diventato completamente dipendente dal governo in Turchia. Se pensiamo alle decine e decine di arresti di giornalisti, militanti e attivisti curdi, e agli anni di carcere a cui sono stati condannati solo per le proprie idee politiche, capiamo che oggi la giustizia turca rappresenta una minaccia per la società. Ci troviamo di fronte a presidenti dei tribunali che agiscono come se…
Traduzione a cura di Cosimo Pica
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