Dietro l’ingresso di un museo, di un archivio, di una biblioteca, di un parco archeologico c’è un mondo di professionisti spesso sconosciuti ai più, composto da dipendenti e da molti collaboratori esterni: un mondo di archivisti, bibliotecari, archeologi, antropologi, storici dell’arte e di tanti esperti che giorno dopo giorno cercano di agevolare lo studio, la fruizione, la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale di cui è ricco il Bel Paese. Si tratta di una realtà complessa che una comunicazione istituzionale tende a mostrare solo per una parte, quella dei grandi eventi o delle aperture saltuarie di beni culturali che spesso rimangono chiusi per la gran parte dell’anno. Questo mondo si regge sempre di più sul precariato, sull’insicurezza lavorativa, sullo sfruttamento del lavoro derivante da un’esternalizzazione che non valorizza le competenze, quindi la qualità. Chi è in prima linea in questo momento è l’associazione Mi Riconosci? Sono un professionista dei beni culturali, punto di riferimento per migliaia di lavoratori del settore (v. Left del 2 febbraio 2018 ndr).
L’associazione nasce come collettivo a Bologna nel 2015 all’interno del mondo studentesco e nel corso degli anni si è ampliata a macchia d’olio. Operatori culturali che provengono da discipline diverse, ma che si ritrovano su un obiettivo comune, semplice: la richiesta di criteri chiari e condivisi per poter svolgere una professione, in modo che un ente pubblico non corra il rischio di assumere un incompetente. L’associazione comincia a denunciare che «assistiamo troppo spesso a lavori mal pagati o gratuiti, impieghi saltuari, dequalificazione del lavoro, scarsa considerazione del ruolo delle nostre competenze per restare a guardare». Eppure nel 2014, quindi un anno prima della nascita di Mi riconosci?, era stata approvata la legge Madia, che aveva riconosciuto molte figure operanti nel settore dei beni culturali, eseguita solo nel 2019 con decreti attuativi, peraltro molto farraginosi. La ribalta, il movimento l’ottiene con la denuncia costante dei bandi ministeriali per i volontari del Servizio civile.
Il più clamoroso fu nel gennaio 2016 quando il bando riguardava l’arruolamento di ventinove volontari del servizio civile al fine di valorizzare la conoscenza e la fruizione dei beni culturali, artistici e architettonici del Municipio Roma I nell’ambito delle iniziative del Giubileo della misericordia. In pratica si trattava di un ingaggio di volontariato al posto di lavoro qualificato. «Nei primi quaranta giorni del 2016, a meno di due mesi dalla nascita, avevamo in pochissimo tempo abbattuto un muro, creato interesse mediatico su di un argomento spesso e volentieri ignorato», denuncia il movimento Mi riconosci? in un approfondito dossier Oltre la grande bellezza. Il lavoro nel patrimonio culturale italiano recentemente pubblicato per i tipi di DeriveApprodi e disponibile tramite il sito www.miriconosci.it. Il vaso di Pandora era stato scoperchiato, non solo nei…
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