La riforma previdenziale e la legge nazionale sulla non autosufficienza sono temi importanti, che hanno a che vedere con la vita, l’identità e la dignità delle persone, e i pensionati chiedono di avere voce in capitolo. Soprattutto in questo momento, con i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza da investire, «il governo ha di fronte una grande possibilità di riforme sociali: qui c’è da ricostruire il welfare, quasi come nel dopoguerra», ha sottolineato in modo deciso Ivan Pedretti alla tre giorni di Futura 2021 promossa dalla Cgil a Bologna alla fine di settembre. Il segretario dello Spi, il sindacato dei pensionati Cgil, due milioni e mezzo di iscritti, si fa portavoce dei bisogni e delle esigenze di 16 milioni di cittadini, una fetta della popolazione che ha pagato il prezzo più alto durante la pandemia – dei 130mila morti la maggior parte sono ultraottantenni. Non solo. In Italia secondo l’Istat vi sono tre milioni di persone non autosufficienti, quasi sempre a carico delle famiglie, e delle donne in particolare. E poi, non parliamo del valore delle pensioni: «Per l’80 per cento vanno dai 500 ai mille euro e per le donne in media sono più basse di 200 euro», ha ricordato Pedretti sempre dal palco di Bologna.
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