Sarebbe dignitoso almeno aspettarsi l’ammissione che la frottola delle decisioni “prese solo sulla base di dati scientifici” è un proposito decaduto. Mario Draghi potrebbe comodamente sedersi in sala conferenza stampa questa sera e avere l’onestà intellettuale di dire: «Cari italiani, tra Pil e salute pubblica i poteri che rappresento e quelli che mi hanno promesso la più veloce progressione verticale nella storia della Repubblica con la medaglia del Quirinale mi hanno dato mandato di preferire il primo alla seconda. La storia della politica da sempre è un equilibrio tra denaro e diritti, tra fatturato e salute, è il gioco grande della politica fin dai tempi della rivoluzione industriale e io ho fatto la mia scelta».
Sarebbe duro da accettare, ovvio, ma almeno si avrebbe la sensazione di giocare a carte scoperte, con quella serietà onesta che ci si aspetta da un capo di governo. Del resto basta guardare i numeri del Parlamento per capire che alla maggioranza dispiace più un calo di scontrini nel bar sotto gli uffici piuttosto che un fragile deve pregare che il vaccino sia ancora abbastanza in circolo per non prendersi una botta definitiva con questo “raffreddore” che è stato per qualche settimana un raffreddore e che ora non è più un raffreddore secondo l’Oms e addirittura secondo Bassetti (che del raffreddore è l’alfiere).
Mario Draghi potrebbe anche ammettere che la panzana di un governo impolitico ha mostrato tutte le sue lacune: ogni “governo di tutti” finisce tristemente per essere “il governo di nessuno”. Così accade che ci ritroviamo con quarantene demolite per vaccinati e ex ammalati a contatto con positivi (decisione senza nessun fondamento scientifico visto che da nessuna parte sta scritto che non si contagino e non siano contagiosi), ci ritroviamo con regole per la scuola che addirittura cambiano in base al grado, ci ritroviamo con una vaccinazione obbligatoria dai 50 anni in su per trovare una mediazione tra le proposte dei partiti e ci ritroviamo con un’ammenda che fa ridere.
Sarebbe chiaro che per seguire questa linea la narrazione deve evidentemente trasformare tutto quello che non sia Pil in questioni secondarie a cui dare poco peso (sperando che tutti ci credano) e sarebbe chiaro che Mario Draghi è effettivamente il presidente del Consiglio che molti sognavano perché riesce a fare ciò che gli altri si vergognano di dire per non perdere troppi voti.
Forse si potrebbe anche trovare il coraggio di dire che la politica sotto Draghi, quella che avrebbe dovuto “compattarsi”, ormai stia andando per conto suo con Salvini che non aspetta altro che rompere con il governo mentre è in guerra con i suoi alleati di centrodestra, con il Movimento 5 Stelle che sembra non riuscire a rallentare il suo dissanguamento, con il Pd che ancora si arrabatta per le scorie renziane che infestano i gruppi parlamentari e con Berlusconi che in questo disagio generale riesce addirittura a essere in corsa per il Quirinale.
Ammettetelo. Vi si stima di più.
Buon lunedì.
Nella foto: il presidente del Consiglio Mario Draghi alla conferenza stampa di fine anno, 22 dicembre 2021