Prima di qualsiasi polemica. Avete letto bene cosa ha detto il presidente dell’Associazione nazionale partigiani dl’Italia Gianfranco Pagliarulo? Prima di qualsiasi giudizio, prima di qualsiasi commento. Ecco qui l’intervento video in cui risponde agli attacchi:
«Di questi tempi – spiega Pagliarulo – non c’è giorno che l’Anpi e la mia persona non siano attaccate da qualcuno. Sostengono che si va divisi al 25 aprile in particolare per quello che ho detto lo scorso 15 aprile, quando ho affermato testualmente “Oggi rilanciamo la nostra proposta di dialogo e di unità. Sappiamo bene che la guerra tra i tanti disastri divide. Noi vogliamo contrastare questa deriva, pur nelle opinioni diverse, perché sono convinto che in ultima analisi l’obiettivo comune è quello della pace”, e ho aggiunto “Da ciò l’urgenza di un rafforzamento dell’unità di tutte le forze di pace del nostro Paese e del dialogo fra tutte le forze antifasciste per abbassare la tensione e ricercare la via del negoziato. La diversità di opinioni su singoli punti non deve impedire questo dialogo e la ricerca dell’unità a cominciare dalle più grandi forze democratiche presenti nel governo”. Ecco la tecnica: far dire al bersaglio della polemica, cioè io, esattamente il contrario di quello che ho detto. Ho parlato di unità, e scopro che le mie parole sono di divisione».
Poi il presidente aggiunge: «Ma questo è stato solo l’antipasto. Si è andati a frugare in qualche post su facebook e in qualche articolo che ho scritto nel 2014 e nel 2015 per dimostrare che sono… un seguace di Putin! In quei post, in sostanza, mi riferivo al cambio di regime avvenuto in Ucraina a cavallo fra il 2013 e il 2014 ed all’avvio della guerra civile fra il Donbass autonomista, e le armate ucraine che lo hanno attaccato militarmente. Fin dai tempi del cambio di regime di Maidan erano avvenute cose sconvolgenti: violenze spesso omicide da parte di formazioni paramilitari e politiche esplicitamente ispirate al nazismo, come Settore destro e Svoboda, la creazione di un vero e proprio battaglione combattente, il battaglione Azov, fondato e diretto da Andrij Biletsky, che affermò che la missione dell’Ucraina è quella di “guidare le razze bianche del mondo in una crociata finale contro i subumani, i sottouomini, capeggiati dai semiti”. Il simbolo del battaglione Azov è un simbolo simile alla svastica ed è lo stesso logo utilizzato da varie unità SS, sullo sfondo del sole nero, simbolo della mistica nazista; è lo stesso simbolo di un gruppo neofascista italiano e viene spesso usato da Forza nuova. Negli Stati Uniti l’anno scorso la commissione parlamentare per la lotta al terrorismo ha definito Azov “organizzazione terrorista straniera”. L’Alto commissariato per i diritti umani dell’Onu ha denunciato i crimini di guerra del battaglione Azov nel 2015 e nel 2016».
Dopodiché, Pagliarulo chiarisce: «Io non sono antifascista a giorni alterni. Davanti all’offensiva paranazista di quegli anni pensavo e continuo a pensare che fosse giusto contestare la spirale di violenza innescata da un oscuro cambio di regime e sostenuta da forze esplicitamente neonaziste. Essere antifascista non vuol dire affatto sostenere Putin. Tantomeno oggi dopo un’invasione criminale che sta mettendo a repentaglio la pace nel pianeta. Si dirà: ma il precedente governo ucraino prima di Maidan, quello di Viktor Yanukovych, era corrotto. Credo che sia verissimo. Ma anche il successivo governo di Petro Poroshenko, quello del rinnovamento dopo Maidan, era corrotto. Quando nelle elezioni ucraine dell’aprile 2019 Zelenskiy vinse contro Poroshenko, mi sembrò francamente un fatto positivo. Pensai che forse si sarebbero finalmente realizzati gli accordi di Minsk in merito al Donbass e che ritornasse la pace. Non è avvenuto».
Il presidente Anpi invita poi ad andare a rileggersi alcuni suoi vecchi articoli, su cui in questi giorni la stampa non si è soffermata: «Sembra che chiunque stia fuori dal coro dei vari Mentana diventa in automatico un pericoloso putiniano, agente del nemico, quinta colonna. Suggerisco la lettura di un mio articolo sullo scandalo Metropol, una oscura storia di rapporti fra l’uomo di Salvini, tale Gianluca Savoini, presidente dell’Associazione Lombardia Russia. Nell’incontro fra tre russi e tre italiani, fra cui Savoini, si sarebbe parlato di un finanziamento illegale alla Lega tramite una tangente di 65 milioni di euro in ragione di una triangolazione commerciale di una gigantesca quantità di gasolio. Cito questo episodio fra i tanti, perché si scoprirà che il putiniano Pagliarulo denunciava e approfondiva la vicenda il 26 luglio 2019 sul periodico nazionale dell’Anpi. Di eventi in cui Salvini si è dichiarato putiniano ce ne sono tanti. Ma cito questa storia perché mi pongo e pongo a tutti voi una domanda. Perché le autorevoli testate di orientamento liberaldemocratico non indagano a fondo sui rapporti della destra sovranista col nazionalista imperiale Putin e invece insistono a dipingere l’Anpi per ciò che non è e a descrivere Pagliarulo per ciò che non pensa e non dice?».
Infine, chiosa il capo dell’Anpi: «Stiano tranquilli tutti coloro che si stanno accanendo contro l’Anpi e contro me stesso: continueremo a condannare senza se e senza ma un’invasione sanguinosa di cui Putin ha tutte le responsabilità; continueremo a sostenere l’urgenza dell’immediato cessate il fuoco e del ritiro delle truppe russe dall’Ucraina. Continueremo a sostenere che l’unica via per far cessare questa catastrofe è una trattativa seria e una continua de-escalation. Continueremo a sostenere che l’invio di armi che si sta incrementando è benzina sul fuoco di una guerra che può deflagrare su scala europea e mondiale e di cui le prime vittime sono gli ucraini. Continueremo a sostenere che nel dibattito pubblico in Italia bisogna unirsi, dialogare, confrontarsi e non insultarsi, senza demonizzare nessuno. Continueremo a sostenere che il primo urgentissimo obiettivo è la pace e con questa parola d’ordine manifesteremo unitariamente il 25 aprile. Continueremo a sostenere che nel nostro tempo in una guerra non ci sono vinti né vincitori ma solo superstiti. Sappiamo di essere tanti. Condividiamo gli appelli del papa. Eravamo, siamo e saremo sempre antifascisti».
Se leggete bene le sue dichiarazioni vi stupirete, ne sono certo, di non trovarci dentro nulla del fango che si trova in giro. Chiaro, no?