«Agli elettori di sinistra dico questo: se vogliono avere la garanzia che il loro voto non vada sprecato, votino noi» ha detto Giuseppe Conte a Repubblica. «Sicuramente – dichiara- non potremo fare un accordo con la destra, hanno soluzioni inadeguate». Quello che posso garantire è che le nostre riforme, dal salario minimo alla lotta al precariato, le realizzeremo costi quel che costi o, se non saremo al governo, le difenderemo con le unghie». Chiusa ogni strada di accordo con il Pd, il Movimento 5 stelle guidato da Conte sembra avviarsi a una corsa in solitaria alle elezioni del 25 settembre. Ma c’è chi dice che sarebbe un errore sia per la sinistra che per il M5s non esplorare possibili alleanze, vista la vicinanza su molti punti di programma che riguardano la giustizia sociale e ambientale. Ne abbiamo parlato con la deputata M5s Vittoria Baldino.
Onorevole Baldino dopo che Calenda si è sfilato dal patto con Letta è cambiato lo scenario per il M5s? Quali sono le alleanze “naturali”?
Per noi non cambia niente. Il nostro spazio è dettato dai temi che portiamo avanti da sempre. Le alleanze dovrebbero essere funzionali a condividere una visione di Paese ed essere più forti per poterla realizzare. Così abbiamo ragionato in questi anni al governo, portando la destra a votare riforme che si definiscono di sinistra e la sinistra ad accelerare su temi che propone da sempre ma con poco coraggio. Noi ci occupiamo di questioni come la giustizia sociale, il sostegno alle persone più deboli e di vere politiche votate all’ecologia e alla salvaguardia dell’ambiente a tutela delle future generazioni. Siamo lì, in quello spazio.
Vista questa brutta legge elettorale, il Rosatellum, perché non unire gli sforzi a sinistra?
Questa domanda andrebbe fatta a chi si definisce di sinistra e poi si scopre pronto ad alleanze con forze politiche ed esponenti che hanno propugnato e ancora propugnano il liberismo più sfrenato, lo smantellamento del settore pubblico e un totale disinteresse per i temi ambientali. Quella alleanza sembra non essere andata a buon fine non per discordanza sui temi- che pure erano abbastanza evidenti – bensì su questioni e scaramucce che riguardano quote di collegi. A noi non è mai interessato essere collocati a sinistra, ci interessa che si vada nella direzione che riteniamo più giusta volgendo lo sguardo al futuro.
Il Movimento ha alle spalle un periodo di lotte radicali per l’ambiente, contro il consumo di suolo ecc. Come riprendere quelle battaglie? Potreste far vostra “l’agenda” del Nobel Giorgio Parisi?
Sì, senz’altro. In questo, siamo diversi sia dalla destra sovranista, sia da quello che una volta si definiva centrosinistra, ora sempre più spostato verso un indefinito centro. Negli ultimi mesi, anzi negli ultimi giorni, abbiamo assistito a dei riposizionamenti politico-elettorali che hanno finito per rendere sempre più indistinguibili gli schieramenti. Guardandoli bene, infatti, su molti temi non si differenziano per nulla. Calenda è per il nucleare, il Pd di Letta e Gualtieri per gli inceneritori: la pensano esattamente come Meloni e Salvini. Non abbiamo battaglie da riprendere perché non le abbiamo mai abbandonate, anche a costo di essere attaccati ogni giorno.
La questione della costruzione della pace è scomparsa dal dibattito. Va rilanciata e in che modo?
Il conflitto russo ucraino sembra essere svanito dai riflettori, eppure i giorni di guerra che si susseguono ancora confermano che eravamo nel giusto: le armi non avrebbero portato la pace. Bisogna concentrare tutti gli sforzi sulla diplomazia, quelli fatti non sono stati evidentemente sufficienti. Lo diciamo da mesi e continueremo a farlo.
È scomparso anche il dibattito sugli scenari geopolitici che cambiano. L’Italia si può chiudere in un orizzonte sovranista?
Il quadro geopolitico internazionale è in preoccupante evoluzione e si prospettano scenari economici, e quindi anche sociali, preoccupanti. È evidente che nessuno oggi può farcela da solo di fronte alle emergenze che affrontiamo e che hanno ormai una dimensione planetaria. Penso agli effetti economici della guerra sull’energia e sul grano. Quella del sovranismo è una ricetta ormai obsoleta e fallimentare, dobbiamo aprirci non chiuderci. Vogliamo un’Europa forte e aperta e insistere verso politiche economiche, energetiche, ambientali e sociali condivise, come abbiamo fatto con il presidente Conte nei periodi più bui della pandemia, spostando il dibattito dall’austerità alla solidarietà.
La campagna elettorale è molto schiacciata sul presente, manca una visione. Il M5s come immagina l’Italia da qui a venti, trent’anni? Concretamente quali politiche per una società più giusta e democratica, più rispettosa dell’ambiente, attenta alla soddisfazione dei bisogni delle persone ma anche alle esigenze di realizzazione delle persone attuando l’articolo 3 è l’articolo9 della Costituzione?
I giovani e la persona saranno al centro del nostro programma. Immaginiamo un’Italia che sia locomotiva d’Europa, ma per farlo occorre proseguire il percorso riformatore che abbiamo iniziato in questa legislatura. Occorre riformare il mercato del lavoro recependo la domanda di cambiamento che arriva dai giovani di tutto il mondo e che si sta espandendo a macchia d’olio: maggiore flessibilità di orari e di spazi, maggiore attenzione al benessere individuale e collettivo, livello di salari adeguati e maggiore facilità a fare impresa.
Quanto alla scuola alla ricerca all’università?
Bisogna investire maggiormente nella scuola, in ricerca e innovazione, fornendo gli strumenti per fare scelte consapevoli e adatte al contesto territoriale in cui si vive, aggredendo il processo di desertificazione di interi territori dal nord al sud alle isole. Occorre restituire ai nostri ragazzi e ragazze il diritto a restare nel proprio Paese. Progresso vuol dire fare scelte coraggiose sui diritti sociali e civili, sull’inclusione generazionale e di genere, su questi temi non ci siamo mai tirati indietro. Il principio solidaristico dell’art. 3 della Costituzione è sempre stato il nostro faro, lo abbiamo dimostrato con l’attenzione ai più deboli con il reddito di cittadinanza, screditato in maniera così ingenerosa e ideologica da chi ama mettere in contrapposizione i problemi quotidiani delle persone. L’art. 9 della Costituzione lo abbiamo modificato, inserendo la tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e della biodiversità come principio fondamentale che deve guidare anche le scelte di politica economica pubblica e privata. Vorremmo inserire anche il diritto di accesso alla rete per tutti, in un mondo sempre più interconnesso anche l’accesso universale a internet è garanzia di inclusione, lo abbiamo visto durante la pandemia che, seppur nella sofferenza diffusa, ha posto l’acceleratore verso riforme sostanziali del modo di lavorare, studiare, vivere. Non bisogna tornare indietro, ora dobbiamo correre.