Nel suo discorso di insediamento, IL presidente del consiglio Giorgia Meloni ha detto: «Credo che l’Italia debba farsi promotrice di un “piano Mattei” per l’Africa, un modello virtuoso di collaborazione e di crescita tra Unione Europea e nazioni africane, anche per contrastare il preoccupante dilagare del radicalismo islamista, soprattutto nell’area sub-sahariana. Ci piacerebbe così recuperare, dopo anni in cui si è preferito indietreggiare, il nostro ruolo strategico nel Mediterraneo».
Piano Mattei per l’Africa … “per” l’Africa? E per giunta per contrastare il radicalismo islamista?
Negli anni, in Italia, ci sono stati tanti piani per il Medio oriente e l’Africa: il “Piano Pella”, il “Piano Gronchi”, il “Piano Fanfani” e credo anche un piano Berlusconi, tutti sfociati nel nulla, ma nessuno ha mai osato un piano per liberare l’Africa dal radicalismo islamico.
In quanto a Mattei, partigiano esponente della resistenza al nazifascismo, egli rappresenta per gli algerini tuttora una figura mitica e un punto di riferimento per il grande aiuto che ha dato alla Rivoluzione algerina per la la libertà e l’indipendenza dell’Algeria (Enrico Mattei e l’Algeria. Un amico indimenticabile, è il titolo di un libro). Era amico di Gamal Abdel Nasser quando tutti erano contro il leader egiziano. Ha regalato al Marocco una raffineria di petrolio (Samir a Mohammedia), l’unica del Paese (privatizzata nel 1997 a favore dei sauditi e chiusa nel 2015). Le cronache riportano che re Mohamed V, contravvenendo ad ogni protocollo che impediva al re del Marocco di dialogare con uno straniero in una lingua che non fosse l’arabo, era solito invece prendere a braccetto Mattei e parlare con lui in francese.
Enrico Mattei cercava ovviamente l’interesse nazionale dell’Italia e aveva una visione del mondo. Una visione appunto. E’ ciò che manca oggi ai politici e agli imprenditori. Questa visione ha fatto e fa amare Mattei ai musulmani.
Nella foto, la targa dedicata a Enrico Mattei ad Algeri (nel Parco E. Mattei di Hydra)