Presentato a Cannes e ora disponibile su Mubi il film di Jain, Invisible demons, incanta e allo stesso tempo ci coinvolge nel dramma di una realtà climatica incontestabile e presente

Gli effetti del cambiamento climatico sono evidenti in tutto il mondo, ma nella sterminata area urbana di Nuova Delhi, che dal 2018 si attesta tra le più inquinate del pianeta, le conseguenze della crisi ambientale si possono già constatare nel presente: è così per 30 milioni di abitanti, che le respirano e le vivono quotidianamente, sulla propria pelle.
Invisible Demons, film di Rahul Jain, presentato in occasione del Festival di Cannes 2021 e attualmente disponibile in streaming per gli abbonati alla piattaforma Mubi, ci racconta questa realtà così distante, almeno geograficamente, eppure incredibilmente vicina e attuale.
Jain è nato nella Nuova Delhi del 1991, l’anno in cui l’India si è aperta al libero mercato: da quel momento la crescita economica e l’inquinamento ambientale della megalopoli non si sono mai arrestati, così come i processi di sfruttamento, sia politico che economico, supportati dalla strutturale divisione in classi.
Il regista, nel corso del film, racconta di essere cresciuto in un contesto sociale privilegiato, ma di aver anche avuto modo, fin da bambino, di trascorrere molto tempo nella piccola fabbrica tessile di suo nonno: un’esperienza che ha influito profondamente sulla sensibilità dell’autore, e ha trovato espressione nel suo documentario Machines (2016).
Jain ha deciso di lavorare a Invisible Demons e di raccontare il collasso climatico di Nuova Delhi dopo aver sperimentato anche in prima persona problemi di respirazione al suo rientro in città, nel 2017, dopo un breve trasferimento in Bhutan.
In voice over, all’inizio del film, il regista racconta di essere “cresciuto in un mondo con l’aria condizionata”. Ma consapevole di essere un privilegiato, rigettando voyeurismi, ha deciso di dare voce a chi sta risentendo maggiormente del disastro ambientale che investe il Paese: le persone che non hanno a disposizione acqua corrente e devono ogni giorno impegnarsi per procurarsela; i senzatetto che subiscono gravi danni respiratori a causa dell’inalazione del particolato aereo, gli agricoltori e i camionisti.


In India le gerarchie sono onnipresenti e la crisi climatica non fa che estendere il divario tra le classi. Le fasce più povere della popolazione non hanno infatti i mezzi per poter convivere con le difficoltà connesse al collasso ambientale.
Le cause dell’inquinamento di Nuova Delhi sono numerose: tra le principali, gli incendi dei raccolti, il numero di veicoli a motore, e ovviamente la produzione industriale. Anche le risorse idriche della città sono in pericolo: il fiume Yamuna versa in condizioni di inquinamento critico, e insieme al Gange è tra i corsi d’acqua più contaminati della terra. Le temperature della megalopoli spesso superano i 50 gradi, mentre il paesaggio è avvolto da nubi di smog.
La regia di Invisible Demons si affida di frequente all’uso della panoramica, ed esplora paesaggi sconfinati e martoriati, catturandone da un lato la bellezza, dall’altro le problematiche apparentemente nascoste all’occhio dello spettatore.
Jain rifiuta dogmi e sensazionalismi e ci trasporta in un flusso di immagini belle e drammatiche che lasciano emergere una rabbia silenziosa.
Nel film il regista rifugge da un uso pervasivo della parola. Piuttosto che dare un sovraccarico di informazioni, il regista affida alla telecamera racconti di vita quotidiana a Nuova Delhi: sono le persone comuni a esprimersi.

I microfoni catturano molti suoni e poche significative voci, che danno all’opera un’impronta profondamente esperienziale. I primi piani indugiano sui singoli individui e sul loro rapporto con l’ambiente: da una parte un barcaiolo racconta la difficoltà estreme nel lavoro causate dal prosciugamento delle acque annerite del fiume Yamuna, dall’altra gli studenti parlano di aria pesante, bruciore agli occhi, difficoltà respiratorie e nausee.
Livelli di inquinamento estremi  avvolgono Delhi in una nebbia tossica: con 588 parti per metro cubo di polveri sottili nell’aria, l’area urbana presenta emissioni nocive 40 volte al di sopra del limite indicato dall’Organizzazione mondiale della sanità.
Ma Jain lascia che sui dati prevalgano le immagini: osserviamo il traffico le mucche intente a masticare sacchetti di plastica, poi ancora, alcune donne in sari durante una cerimonia rituale sulle acque del fiume. Sono circondate da così tanta schiuma che sembra di essere in un’enorme e spaventosa vasca da bagno.
Un drone riesce a catturare nell’inquadratura un uomo che lavora in solitudine, in cima a una montagna di rifiuti: una sequenza che sembra tratta da un film di fantascienza post-apocalittico e invece è tremendamente reale.
Invisible Demons dipinge attraverso un susseguirsi cadenzato di visioni demoralizzanti, impossibili da dimenticare, un paesaggio martoriato. È un film che informa e rende consapevoli attraverso l’uso sensibile dell’immagine. L’opera di Jain attraverso la splendida fotografia che evoca il cinema di Liang Zhao, incanta e allo stesso tempo ci espone al dramma di una realtà climatica incontestabile e presente.